di Carblogger
Brutti gli acronimi, Fca e Psa non sanno che i nomi sono spesso chiavi per aprire porte inapribili. E non oso pensare che cosa verrebbe fuori se Fiat Chrysler si fondesse con Peugeot Citroen, come ha ipotizzato un report degli analisti di Intermonte alla vigilia del Salone di Ginevra. Dove ho girato la domanda a Carlos Tavares, numero uno del gruppo francese, e dove Sergio Marchionne ha risposto a un altro collega che “io non sto parlando con nessuno”.
Vi sintetizzo prima le venti pagine di Intermonte su Fca e Psa, abbastanza scontate. I due hanno molto da guadagnare mettendosi insieme: oggi sono fra i più piccoli in Europa (1,2 e 1,7 milioni di veicoli venduti nel 2015, quota del 9 e del 13%), una casa comune permetterebbe loro di dividere gli oneri crescenti da obiettivi riduzione emissioni e da complessità crescente del prodotto auto. Fca è leader in America Latina dove Psa è debole (14% vs 3,7% di quota), Fca è forte in Nordamerica dove Psa è assente, Psa è forte in Cina dove Fca è debole, in Europa diventerebbero uno dei primi top player, a scapito di qualche fabbrica e di molti lavoratori per sovracapacità produttiva.
Obiettivo a breve della newco Fca Psa: 8,3 milioni di veicoli venduti nel 2018, 9,7% di quota globale.
Come fare la newco? Affari di famiglie: gli Elkann-Agnelli entrerebbero con una quota maggioritaria del 12,6%, i Peugeot – che hanno già perso il controllo di Psa e costretti a un ingresso nel capitale paritario al 14% insieme a Dongfeng e allo stato francese – ridurrebbero la loro quota a 8,1%, sempre uguale a quella dei cinesi e del governo socialista. Il quale ha però già fatto sapere, tramite indiscrezioni pilotate alla stampa, che sarebbe pronto a disinvestire, parzialmente se non totalmente.
Fin qui Intermonte su Fca e Psa. A me non stupirebbe se ci fosse questo matrimonio per una serie di motivi, ma prima vi dico la risposta che mi ha dato Tavares quando gli ho chiesto se avesse un profilo ideale per un eventuale matrimonio: “Nel nostro pragmatismo, se c’è la possibilità di comprimere i costi, siamo pronti. Abbiamo uno spirito aperto”. Non è un profilo, ma la sua ossessione per il taglio dei costi, che è poi il modo con cui ha rimesso a posto il gruppo in anticipo sul suo stesso piano Back in the Race.
Fca e Psa potrebbero unirsi davvero se sono vere le voci montanti da alcuni mesi su dissidi seri fra la Famiglia e Marchionne. Almeno tre motivi entrerebbero in questa narrazione, uno dei quali si può scrivere perché indiscutibile: il fallito blitz di Marchionne con Gm ha spalancato la porta ad altri possibili accordi. L’attivismo di Elkann nell’editoria con la fusione Repubblica – Stampa sembra una prova su strada in cui l’auto si può rispecchiare: accordo fra famiglie, profonda riduzione dei costi, taglia larga o extralarge per sopravvivere.
Chi andrebbe al volante della newco Fca Psa? Intermonte ipotizza “il più giovane Tavares” (Marchionne exit nel 2018, sostiene lui). Sono d’accordo, ma non per una renziana rottamazione del più grande d’età. Car guy vs deal maker, voi chi prendereste?