Questo l’obiettivo del provvedimento. Firmato dalla deputata del Pd Patrizia Maestri. E che inizierà nelle prossime settimane il suo iter in commissione Finanze. "Vogliamo dare un sostegno concreto a chi me ha bisogno", dice la parlamentare dem. All’aiuto domestico fanno oggi ricorso 2 milioni 143 mila famiglie. Ma sono 2 milioni e 900 mila quelle che necessitano di assistenza per anziani non autosufficienti, disabili e bambini. E non se lo possono permettere
Tasse più leggere su colf e badanti. E’ il cuore di una proposta di legge che aumenta da 1.549 a 2 mila 500 euro la deducibilità dei contributi previdenziali per i lavoratori domestici e innalza da 2 mila 100 a 4 mila euro il massimale detraibile per l’assistenza di persone non autosufficienti, prevedendo in questo caso anche l’aumento del tetto di reddito entro il quale si può avere lo sconto, da 40 mila a 50 mila euro. L’obiettivo di fondo del provvedimento, che inizierà nelle prossime settimane il suo iter in commissione Finanze della Camera, è quello di dare un sostegno concreto alle famiglie, spiega la prima firmataria, la deputata del Pd Patrizia Maestri: se all’aiuto domestico oggi fanno ricorso 2 milioni 143 mila famiglie, sono 2 milioni e 900 mila quelle che avrebbero bisogno di assistenza fra le mura di casa per anziani non autosufficienti, disabili e bambini, ma non se lo possono permettere.
Non solo: diminuire il carico fiscale per chi si avvale di collaboratori familiari consentirebbe anche di far emergere un ‘nero’ consistente: nel suo Rapporto annuale 2015 l’Istat ha assegnato la maglia nera del sommerso proprio al comparto del lavoro domestico, con una percentuale che raggiunge il 54,6 per cento, pari a oltre 490 mila rapporti di lavoro, contro una media del 12,6 per cento. Quanto all’innalzamento del tetto di reddito per poter accedere agli sgravi fiscali, si tratta di una scelta adottata per sanare un’’ingiustizia’: “ci siamo accorti –spiega la deputata Dem- che molte famiglie non potevano accedere alle agevolazioni per uno scarto di poche migliaia di euro. Un’anomalia da correggere per uno Stato che vuole davvero aiutare le famiglie. Abbiamo spesso parlato di centralità della famiglia, ma non sono mai state realizzate vere e proprie politiche di sostegno”.
La richiesta di assistenza familiare non conosce flessioni, se si eccettua una parentesi di due anni. Nel 2014 l’Inps ha censito 898 mila 429 rapporti di lavoro domestico con una diminuzione dal 2012 al 2014, di 105mila 731 unità, con un’inversione di tendenza dopo anni di incessante crescita del settore che ha visto incrementare significativamente il numero di rapporti di lavoro dai 499 mila 707 rapporti censiti nel 2004 fino a superare il milione (1.004.160) nel 2012. E questo a fronte di un fabbisogno aggiuntivo del settore, stimato dal Censis già nel 2013 in circa 500 mila lavoratori. Venire incontro alle esigenze di risparmio delle famiglie diminuendo il carico fiscale per il lavoro domestico potrà avere ricadute positive sull’occupazione e sullo stesso gettito fiscale con l’emersione del sommerso.