“Ho visto Marco Prato in un paio di occasioni, non mi ha fatto una bella impressione. Gli chiesi se avesse voglia di aggiungersi alla nostra comitiva per fare festa e lui mi rispose che non avrebbe partecipato, perché lui le feste le organizza”. Michele, il nome è di fantasia, è un lavoratore trentenne omosessuale che frequenta spesso i cosiddetti chemsex party della Capitale, i festini di tendenza nella comunità gay a base di alcol e droghe che possono durare giorni. Proprio come l’incontro poi sfociato in tragedia tra Manuel Foffo e Marco Prato, arrestati per l’omicidio del 23enne Luca Varani al Collatino. “Il chemsex è un incontro di gruppo per condividere sostanze stupefacenti e sesso, in cui la droga si compra tutti insieme o viene offerta. C’è chi vi partecipa perché sa che è un’occasione in cui è possibile usufruire della droga altrui gratuitamente. Per questo ci si presta al sesso per poterne utilizzare”. Le sostanze più comuni negli ambienti sono cocaina, mefedrone e ghb, quest’ultimo utilizzato in grandi quantità dagli assassini durante i due giorni di delirio. “Si presenta come droga liquida. Bastano poche gocce da mettere in un analcolico per avere un effetto molto simile all’ebbrezza dell’alcol. Aumenta la libido e la voglia di fare sesso, ma in tanti anni non mi è mai capitato di vedere qualcuno in delirio o scene di aggressività”. I chemparty a Roma, come in tante altre grandi città all’estero, sono all’ordine del giorno e ci partecipano persone di ogni tipo. Soprattutto le più impensabili. “Ci si incontra in prima serata o all’uscita dalle discoteche. Ci si conosce dai precedenti festini o si viene invitati tramite chat. Direi che un 40 percento degli omosessuali che hanno l’abitudine di bere e utilizzare sostanze partecipano poi ai chemparty. Sono persone normalissime, svolgono professioni dai profili elevati a quelli più semplici e molte volte sono timide, per questo usano la droga per sciogliersi”. Come Manuel Foffo, reoconfesso dell’omicidio, il “ragazzo modello” come lo ha definito il padre, che alla luce di quanto accaduto, agli occhi di amici e parenti sembra essere stato in grado di condurre una doppia vita. “Noi non conduciamo una vita parallela – spiega Michele -. Nel chemsex qualsiasi persona ha un tenore normale, con degli impegni e delle responsabilità e degli affetti normali, in grado di passare sabato sera alternativi come questi per poi ritornare al lunedì ad essere una persona coscienziosa e responsabile”
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