Schede bianche gonfiate alle primarie di Roma (567 e non 2866): secondo un dirigente Pd “per non far emergere il flop di partecipazione”, secondo la giustificazione del comitato dopo il riconteggio “per un errore di calcolo”. I numeri avevano lasciato subito perplessi: in un primo momento infatti si era parlato di addirittura quasi 3mila schede bianche. A dare la sua versione dei fatti è stato un dirigente nazionale del Pd al Messaggero: “Tra la notte di domenica e il pomeriggio di lunedì”, ha spiegato, “sono state gonfiate virtualmente le schede bianche e le nulle. Qualcuno pensava così di fare del bene”. Parole che, mentre scoppiavano le polemiche per i presunti brogli nella consultazione di Napoli, hanno aperto la ferita anche nella Capitale. E a seguito del riconteggio del comitato delle primarie del centrosinistra a Roma si è scoperto che sono risultate 567 e non 2866 come detto in precedenza le schede bianche. I voti validi sono dunque 43.607, le nulle 326, le contestate 1. I voti totali 44.501. “Errore dovuto al fatto che sono stati uniti i dati dei candidati a presidenti del Municipio”, si sono giustificati dallo staff.
Resta il fatto che la modifica è avvenuta virtualmente. Sì, perché non ci sono schede inserite fisicamente nelle urne. Si tratta, secondo il racconto del dirigente dem, di una modifica al dato dell’affluenza inserito direttamente nel database di calcolo. Il dato delle schede bianche era parso subito anomalo: su 47mila e 317 le persone che sono andate alle urne, 2866 sono state le schede bianche, mentre 843 quelle nulle. La rivelazione di oggi getta un’ombra sulla possibilità di camuffare e truccare non solo le intenzioni di voto (caso Napoli), ma anche l’esito, a urne chiuse. “Stiamo verificando se effettivamente ci sono stati errori sul conteggio delle schede bianche” affermano dal comitato delle primarie.
Che quello dell’affluenza fosse un nervo scoperto era noto fin dalla vigilia, perché queste consultazioni dovevano misurarsi con i 100mila votanti accorsi nel 2013 per Marino. Tanto che subito dopo l’incoronazione di Giachetti è intervenuto il commissario Pd di Roma Matteo Orfini per sminuire il dato 2013 ed esaltare quello di domenica scorsa: “A Roma nel 2013 – ha detto – era andata più gente ai gazebo, ma erano i 100mila delle truppe cammellate dei capibastone poi arrestati, del pantano che portò a Mafia Capitale, delle file di rom”. Insomma, meno elettori, ma puri e certificati, a sentire Orfini. Anzi, secondo il presidente nazionale del partito le parole sull’affluenza del capo della minoranza Roberto Speranza sono “meschine”. “Segnalo a Speranza che, mentre lui s’è guardato bene dall’occuparsi delle vicende romane, siamo passati nei sondaggi dal 16 al 30%”.
Intanto però emerge che una parte dei voti delle primarie siano stati inventati, almeno secondo quanto racconta il dirigente Pd al Messaggero: “Per gonfiare l’affluenza, per non far vedere che stavamo poco sopra i 40mila ma molto più vicini ai 50mila votanti. Quando poi sono stati diffusi i dati dello spoglio abbiamo capito l’errore, anzi, il boomerang“. Il boomerang di una consultazione con quasi l’otto per cento di votanti che pagano due euro per lasciare bianca (6%) o annullare la scheda (quasi il 2%). Nel 2013 il totale di bianche e nulle non arrivava al 2,5%.
Il sospetto su quanto accaduto è partito al termine dello spoglio dal comitato elettorale dello sconfitto Morassut, dove all’annuncio ufficiale di “50mila votanti” i conti non tornavano. E non di poco: ballavano almeno 7mila voti rispetto all’affluenza. Lo stesso Morassut dice oggi: “Ho letto che stanno facendo una riconta. Io sto ai dati che avevamo registrato la sera dello spoglio che ci davano 43mila votanti, dato che abbiamo diffuso. Non ci risultavano schede bianche o comunque in percentuali minimali. Questo dato delle 3.000 schede bianche è un po’ anomalo. Se è vero che sono state aggiunte è stato un errore inutile e dannoso, che potevamo evitare anche perché tra 43 e 47 mila votanti non cambia nulla”. Ma sul trucco contabile virtuale i vertici del partito continuano a tacere mentre minimizzano i “buttadentro” immortalati dai video di Fanpage a Napoli (“Ti diamo noi un euro se vai a votare Valente“). E sulle primarie in generale cala un’ombra, vista la facilità con cui si possono manipolare i risultati.