La delibera dell'Autorità nazionale sbarra la strada alla "Arac" progettata dal governatore dopo l'ennesimo scandalo tangenti: "Non è consentito al legislatore regionale istituire un organo avente compiti analoghi a quelli dell’Anac". Solo ieri il presidente leghista annunciava "nomi importanti". Reazione a sorpresa del governatore: "Sostanziale via libera"
L’Autorità nazionale anticorruzione boccia il “clone” lombardo pensato dal governatore Roberto Maroni dopo l’ultimo scandalo Sanità, e che dovrebbe chiamarsi Arac (Agenzia regionale anticorruzione). Il progetto è da “apprezzare”, si legge in una delibera firmata ieri, 9 marzo, dal presidente Raffaele Cantone, ma per legge “non è consentito al legislatore regionale istituire un organo avente compiti analoghi a quelli dell’Autorità nazionale anticorruzione”. In basa al testo anticorruzione 190 del 2012, si legge nella delibera pubblicata sul sito istituzionale, spetta all’Anac “approvare il Piano nazionale anticorruzione, contenente obiettivi e linee guide rivolte a tutte le pubbliche amministrazioni della Repubblica al fine dell’adozione di effettive misure di contrasto alla corruzione”. Insomma, il “controllore” fortemente voluto dal governatore leghista dopo l’ennesimo scandalo tangenti che ha scosso la Regione, andrebbe a sovrapporsi a quello nazionale. La cosa che Regione Lombardia potrebbe fare, scrive Cantone, è dotarsi “di un organo collegiale formato da membri di assoluto prestigio e specchiatissima moralità“.
La legge regionale sottoposta alla valutazione dell’Anac prevede che il Consiglio dell’Arac lombarda sia composto da cinque membri nominati dal Consiglio regionale su proposta della Giunta, scelti tra esperti di “alta professionalità e notoria indipendenza”. I compiti, appunto, sarebbero una fotocopia di quelli attribuiti all’agenzia di Cantone, dal controllo alla prevenzione all’intervento su atti contrari alle regole di trasparenza.
Proprio ieri, mentre il consiglio dell’Anac esaminava il caso, Maroni pensava ai futuri componenti dell’Autorità: “Ho dei nomi importanti in mente”, ha affermato il presidente leghista a margine di un’iniziativa pubblica. “Ma aspetto martedì prossimo, il 15 marzo, che il Consiglio regionale approvi la legge regionale e poi provvederò a darne attuazione, proponendo appunto al Consiglio il nome del presidente e degli altri quattro membri dell’Arac”.
Tutta da decifrare la reazione di Maroni, che secondo quanto riporta l’Ansa accoglie il pronunciamento dell’Anac come “un sostanziale via libera”. Ecco la dichiarazione: “Cantone mi ha preavvertito della cosa, non appena mi arriva il suo parere (che è pubblicato sul sito dell’Anac almeno da stamattina, ndr) lo studio e ci mettiamo al lavoro per le eventuali modifiche. Considero molto apprezzabile la decisione dell’Anac che è un sostanziale via libera”.
La presa di posizione ha suscitato le ironie del Movimento 5 Stelle, che parla di quella che arriverà il 15 in Consiglio come una “legge-pagliacciata” e dedica Maroni, rispetto alla delibera di Cantone, il detto “Non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire”.