L’Italia ha presentato ricorso alla Corte di giustizia europea contro la decisione della Commissione Ue di vietare il salvataggio della Cassa di risparmio di Teramo (Tercas). Lo scrive Milano Finanza, secondo cui Roma ha deciso di ricorrere contro Bruxelles che lo scorso dicembre ha bocciato l’intervento del luglio 2014 con cui il Fondo di tutela dei depositi bancari (Fitd) ha coperto i quasi 300 milioni di perdite dell’istituto, nel frattempo acquisito dalla Banca Popolare di Bari. La commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager ha stabilito che si è trattato di aiuto di Stato incompatibile con le regole europee perché il fondo, pur alimentato dalle banche, ha agito “per conto dello Stato italiano” e ogni operazione riceve l’approvazione di Bankitalia.
Affinché l’operazione potesse essere considerata compatibile con la disciplina europea degli aiuti di Stato, secondo la Ue sarebbe stato necessario coinvolgere nel costo del salvataggio anche i detentori di obbligazioni subordinate, come avvenuto nel caso di Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti. Non a caso alla vigilia del discusso decreto salva banche del 22 novembre Bruxelles inviò al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan una lettera in cui chiariva che se uno Stato membro “opta per l’uso del sistema di garanzia dei depositi” per ricapitalizzare una banca, “l’utilizzo di questo strumento è soggetto alle norme europee sugli aiuti di Stato“.
Per aggirare l’ostacolo, nel caso di Tercas è stato creato all’interno del Fondo interbancario un comparto separato a cui le banche contribuiscono a titolo volontario. Ed è stato questo braccio ad hoc a rimborsare alla banca i 265 milioni di euro che aveva dovuto restituire al Fitd in esecuzione della decisione di Bruxelles. Nel fratemmpo però i vertici del fondo avevano annunciato di voler impugnare di fronte alla Corte di Giustizia Europea il provvedimento della Commissione, ritenuto una “forzatura” dell’interpretazione sulla normativa relativa agli aiuti di Stato.