L’esame della politica monetaria dell’Eurozona “ha confermato la necessità di ulteriori stimoli”. Ora “vogliamo sfruttare le sinergie tra diversi strumenti”. Così il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha spiegato la ratio del nuovo pacchetto di misure straordinarie da oltre 2.200 miliardi annunciate esattamente un anno dopo l’avvio del programma di acquisto di titoli di Stato. Obiettivo dichiarato: sostenere la debole crescita europea e far ripartire l’inflazione, che complice il crollo dei prezzi del petrolio è tornata in negativo. Lontanissima dall’obiettivo del 2% a cui punta Francoforte, che ora rilancia con l’azzeramento dei tassi, l’incremento di 20 miliardi mensili della liquidità da immettere nel sistema acquistando anche titoli di imprese non creditizie e nuovi prestiti più che agevolati al sistema bancario. “Se avessimo incrociato le braccia dicendo ‘nein zu allen’, no a qualsiasi cosa – ha detto Draghi però difendendo gli scarsi risultati ottenuti finora – saremmo davanti a “una deflazione disastrosa“, ben peggiore rispetto al -0,2% registrato dall’indice dei prezzi a febbraio. Ma l’offensiva di Francoforte non è bastata ai mercati: le borse europee inizialmente hanno reagito bene agli annunci, ma sul finale di seduta hanno virato in rosso in scia al nuovo calo del barile. L’euro, che era sceso sotto quota 1,09 dollari, è risalito a 1,11.
Misure approvate “a maggioranza schiacciante”. Ma la Germania non votava – Alla luce del rallentamento globale e dei tanti fattori esterni che remano contro, il “bazooka” del quantitative easing è stato rafforzato aumentando oltre le previsioni il flusso degli acquisti, che sale a 1.750 miliardi di euro e ampliando la tipologia di titoli coinvolti. Ma in aggiunta sono anche stati varati alcuni interventi stimolo monetario senza precedenti. Basti dire che da giugno 2016 l’Eurotower pagherà un interesse alle banche che partecipano alle aste a loro riservate per ottenere liquidità: i fondi potranno infatti essere concessi a un tasso sottozero, fino a -0,4 per cento. Una mossa estrema, studiata per controbilanciare l’impatto negativo dei tassi bassi sui margini degli istituti e la “tassa” sui depositi delle banche stesse presso la Bce. Aspetti duramente criticati, nei giorni scorsi, dalla lobby delle casse di risparmio tedesche. Le misure sono state approvate da una “maggioranza schiacciante“, ha detto Draghi. Ma a causa del sistema di rotazione all’interno del Consiglio direttivo il presidente della Bundesbank Jens Weidmann e altri “falchi” del Nord Europa non hanno votato.
Tasso base allo 0%. Giù a -0,4% quello sui depositi delle banche a Francoforte – Il consiglio direttivo della Bce ha per prima cosa deciso un intervento più ampio del previsto sui tassi: è stato abbassato di 5 punti quello di riferimento principale, sceso dallo 0,05% allo 0 per cento. Stesso taglio per quello di rifinanziamento marginale, che da 0,30% a 0,25 per cento. Sempre più in negativo, infine, il tasso sui depositi degli istituti presso la Bce: con un taglio di 10 punti scende a -0,40 per cento, per scoraggiare le banche a tenere i soldi parcheggiati a Francoforte invece che usarli per finanziare l’economia reale. Draghi non ha escluso un ulteriore taglio e ha annunciato che “i tassi rimarranno a questo livello o più bassi per un lungo periodo”.
Quantitative easing ampliato da 60 a 80 miliardi al mese. E la Bce comprerà anche bond societari – Sul fronte del quantitative easing, partito nel marzo 2015, Francoforte ha deciso di portare da 60 a 80 miliardi al mese l’acquisto di bond. L’innalzamento della soglia molto al di sopra rispetto alle attese dei mercati (70-75 miliardi) sarà operativo da aprile. Inoltre i limiti sugli acquisti possibili da parte della Bce per una singola emissione obbligazionaria salgono dall’attuale 33% al 50%. Non basta: tra gli asset che la Bce potrà acquistare sono state inserite anche le obbligazioni denominate in euro con merito di credito investment grade (cioè non speculative) emesse da società non bancarie della zona euro. A scegliere quali imprese saranno coinvolte sarà un comitato, ha detto Draghi, che ha anche spiegato come il piano di acquisto verrà portato avanti “fino a marzo 2017 (come previsto finora, ndr) o oltre se necessario” per raggiungere l’obiettivo dell’inflazione al 2%.
Le banche che fanno prestiti all’economia reale verranno pagate per ricevere liquidità – Fra le misure annunciate c’è poi come già detto un nuovo pacchetto di quattro maxi-prestiti (Targeted longer term refinancing operations, Tltro) alle banche, condizionati al livello dei crediti erogati. I finanziamenti quadriennali partiranno da giugno 2016 e, come spiegato da Draghi, verranno “pagati al tasso principale in vigore al momento dell’assegnazione, che oggi è zero, ma potranno avere uno sconto a seconda dei prestiti che operano, fino a scendere al livello di tassi sui depositi in vigore”, che al momento è di -0,40%. Il risultato, appunto, sarà che la Bce si troverà a pagare alle banche che ricevono un prestito un tasso dello 0,40 per cento. “Le banche potranno richiedere un ammontare che dipende dai prestiti che hanno in bilancio”, ha precisato Draghi. Che ha anche rivendicato le precedenti tornate di Ltro come “un’esperienza che ha avuto successo”.
Stime di crescita ridotte e inflazione negativa “inevitabile” nei prossimi mesi – La Bce ha tagliato le stime di crescita per l’Eurozona a 1,4% per quest’anno (da 1,7%) e a 1,7% per il 2017 (da 1,9%), formulando una previsione dell’1,8% per il 2018. Quanto all’inflazione, alla luce dell’andamento dei prezzi energetici “nei prossimi mesi saranno inevitabili tassi bassi di inflazione o addirittura negativi“. “L’applicazione delle raccomandazioni per i singoli paesi definite dalla Commissione Europea è rimasta piuttosto limitata nel 2015: nella maggior parte dei paesi dell’Eurozona bisogna pertanto accelerare gli sforzi per le riforme, mentre le politiche fiscali dovrebbero sostenere la ripresa pur continuando a rispettare le regole dell’Ue”.
La festa mercati dura poco: Draghi non batte i timori sul calo del petrolio – In concomitanza con l’annuncio del pacchetto di misure l’euro è sceso sotto quota 1,09 dollari e a Piazza Affari le banche hanno preso il volo. Sul fronte del debito sovrano, i Btp decennali hanno visto i rendimenti scendere all’1,25% portando lo spread tra Btp e Bund sotto la soglia dei 110 punti base. La festa però è durata poco: sul finale di seduta il nuovo calo del barile, con il brent sceso sotto 40 dollari, ha fatto perdere smalto alle borse europee, che hanno chiuso tutte in rosso con l’eccezione della Spagna. Milano ha lasciato sul terreno lo 0,5%. Il differenziale tra i decennali italiani e quelli tedeschi si è riportato a 116 punti, in conseguenza della risalita del tasso del decennale italiano all’1,42%. Pesano i dubbi sulla tempistica del meeting tra i principali Paesi produttori di petrolio per tagliare la produzione. Il ministro dell’Energia russo Alexander Novak, secondo quanto riporta l’agenzia Interfax, ha detto che i tempi dell’incontro restano incerti.