Il leader del mercato statunitense dopo lo scandalo sulle emissioni truccate si era scusato davanti al Congresso, ammettendo di essere a conoscenza dei problemi dal 2014. Per fronteggiare i costi derivanti dal caso, il colosso tedesco si prepara ora a tagliare un decimo dei posti di lavoro nel settore amministrativo
Nel 2015 lo scandalo Dieselgate fece emergere il “trucco” che permetteva ad alcune auto Volkswagen di falsificare i dati sulle emissioni nocive. Il 9 marzo, a sei mesi di distanza da quei fatti che sono tuttora oggetto di inchiesta da parte delle autorità americane, ma senza far alcun riferimento ad essi , ha rassegnato le proprie dimissioni Michael Horn, il numero uno del gruppo automobilistico tedesco negli Stati Uniti. A comunicarlo è la stessa società, che fa sapere che il top manager ha lasciato con un mutuo accordo ”per perseguire altre opportunità concrete immediatamente”. Il suo posto viene assunto ad interim da Hinrich J. Woebcken, un ex manager della Bmw.
Horn era stato uno dei protagonisti del Dieselgate: in autunno aveva testimoniato al Congresso presentando le scuse a nome dell’azienda e impegnandosi a rimediare, anche con la promessa di approfondite inchieste interne per assicurare che non si ripetano violazioni simili. Horn aveva anche dichiarato di essere a conoscenza dei problemi relativi alle emissioni, ma non del software truffaldino, già dal 2014. Al centro dello scandalo c’è il “defeat device” usato in 600.000 veicoli diesel venduti in America allo scopo di ridurre le emissioni dell’effetto serra nei test da fermo. Su strada, invece, queste stesse emissioni superavano anche di 40 volte i limiti consentiti dalla legge.
Ma non è questo l’unico addio, né il più grave, alla casa automobilistica tedesca, come fa sapere l’agenzia Dpa. La Volkswagen potrebbe eliminare entro il 2017 più di 3 mila posti di lavoro nel settore amministrativo, un decimo del totale, per affrontare gli enormi costi legati allo scandalo emissioni. In ogni caso, si precisa, il taglio della forza lavoro non avverrà tramite licenziamenti ma attraverso dimissioni volontarie e prepensionamenti. Dura la reazione dei sindacati che per bocca del loro rappresentante nel management, Bernd Osterloh, in una riunione per il responsabile del marchio VW, Herbert Diess, avrebbe invitato a “non trasformare i 215.000 dipendenti di Volkswagen in cavie per esperimenti in economia”.