Crescita trainata dal lavoro dipendente, che "riguarda soprattutto gli uomini e nella metà dei casi il tempo indeterminato, il cui aumento è concentrato nell’ultimo trimestre e dovuto agli over 50enni". Tra i giovani il tasso dei senza lavoro è calato al 40,3%, 2,4 punti in meno rispetto alla media dell'anno prima
Nel 2015 il tasso di disoccupazione è sceso all’11,9% dal 12,7% della media del 2014. Lo rileva l’Istat, spiegando che è la prima diminuzione dopo sette anni. L’anno scorso la stima dei disoccupati è calata “in maniera significativa”, di 203mila unità (-6,3%), soprattutto nella seconda metà dell’anno. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è sceso invece al 40,3%, giù di 2,4 punti percentuali, registrando la prima diminuzione annua dal 2007. Per la fascia tra i 25 e i 34 anni il tasso di disoccupazione è al 17,8%, 0,8 punti in meno sul 2014.
L’occupazione nel 2015 è cresciuta in media di 186mila unità (+0,8%) portando il tasso di occupazione al 56,3% (+0,6 punti). In media annua nel 2015 i disoccupati erano 3.033.000 e gli occupati 22.465.000. I divari territoriali restano forti: se nel Centro-nord sono occupate oltre sei persone su 10 tra i 15 e i 64 anni, nel Mezzogiorno scendono a poco più di quattro. La crescita è trainata dall’occupazione alle dipendenze (+207mila unità, +1,2%) che “riguarda soprattutto gli uomini e nella metà dei casi il tempo indeterminato, il cui aumento è concentrato nell’ultimo trimestre e dovuto agli over 50enni“. Come emerso chiaramente anche dai dati relativi a gennaio, è soprattutto la permanenza sul mercato dei lavoratori più anziani in seguito alla riforma delle pensioni.
Da cinque anni prosegue la diminuzione del numero di lavoratori indipendenti (-22mila, -0,4%) dovuta nel 2015 ai collaboratori, in calo dal secondo trimestre. Dopo sei anni di calo, torna a crescere il lavoro a tempo pieno (+110mila, +0,6%) quasi soltanto tra gli uomini (+104mila, +0,9%). Continua, a ritmi meno sostenuti, la crescita del tempo parziale, ininterrotta dal 2010 e concentrata tra le donne. Prosegue con minore intensità l’aumento del part time involontario (+2,2%), mentre si rafforza la crescita di quello volontario che aumenta del 2,7%.