L’avvocato della famiglia Failla, Francesco Caroleo Grimaldi, ha confermato in conferenza stampa che sul corpo di Salvo, il tecnico rapito e morto in Libia, è stata effettuata un’autopsia a Tripoli, contrariamente a quanto chiesto dalla famiglia: “Abbiamo fatto venire apposta i due nostri consulenti medici legali – ha spiegato il legale – perché alla luce di quello che è stato detto anche stamattina dal ministro degli Esteri di Tripoli, che si trattava di un colpo alla nuca che sicuramente l’autopsia avrebbe rivelato, abbiamo immediatamente temuto che le rassicurazioni che avevamo avuto circa l’appello forte che la signora aveva fatto di non eseguire l’autopsia in Libia non fosse stato raccolto. Poi ci hanno detto che si trattava di un’ispezione esterna. Alla fine è venuta fuori la drammatica verità che si è trattato di un’autopsia vera e propria“. “Mi dicono i due medici legali che addirittura lavare un corpo in quelle condizioni comporta l’impossibilità di accertare la causa della morte – ha aggiunto – oltretutto da notizie che abbiamo ricevuto dalle agenzie pare che abbiano prelevato anche i proiettili e noi non volevamo che si facesse”. “Siamo in grado di intervenire dopo un’autopsia già eseguita, ma ora il nostro lavoro sarà più difficile – spiegano i medici legali Luisa Reggimenti e Orazio Cascio, consulenti della famiglia Failla. In particolare i due esperti hanno espresso sconcerto per il fatto che i cadaveri siano stati lavati: “In questo modo – hanno aggiunto – si modificano i reperti, ad esempio si cancella l’eventuale presenza di polveri da sparo dai fori di entrata dei proiettili”.