Tre consiglieri di opposizione hanno dovuto chiamare un carabiniere per entrare nella stanza del responsabile alla Cultura del Comune di Venaria Reale, alle porte di Torino. E dentro hanno trovato le due poltrone e le due lampade comprate con mille euro dell'ufficio turistico
Dopo tre rifiuti, per entrare negli uffici del municipio hanno dovuto far intervenire un carabiniere. A Venaria Reale, piccolo comune alle porte di Torino e primo in Piemonte a essere amministrato dal M5S con Roberto Falcone (nella foto), tre consiglieri dell’opposizione hanno chiamato l’Arma per poter far valere un loro diritto: controllare dove fossero alcuni mobili comprati dalla Pro Loco con i soldi stanziati dalla giunta. Mobili che erano finiti a far parte dell’arredamento dell’ufficio dell’assessore alla cultura Antonella Bentivoglio d’Afflitto.
La vicenda, che dal punto di vista economico riguarda una somma di circa mille euro, sta diventando una questione di principio al punto che tre capigruppo della minoranza denunciano la violazione delle norme sulla trasparenza da parte dell’amministrazione guidata da Falcone. Tutto comincia il 29 febbraio quando due consiglieri dei Moderati, tra cui l’ex grillina Viviana Andreotti, chiedono al sindaco con quali soldi la Pro Loco Venaria-Altessano abbia comprato i mobili e gli addobbi dell’infopoint in centro città e dove siano finiti al termine delle feste natalizie. Il sindaco spiega che tutto ciò era stato comprato dalla Pro Loco per un totale di 1.013 euro e che tutto era custodito in una stanza del piano terra del municipio.
Il giorno seguente i tre eletti ci riprovano e al nuovo rifiuto chiamano i carabinieri. Di fronte a un sottoufficiale dell’Arma il segretario cede e apre la porta dell’ufficio dell’assessore. Lì trovano le due poltrone e due lampade comprate dalla Pro Loco. Falcone subito si affretta a difendere la Bentivoglio d’Afflitto spiegando che quegli arredi erano “momentaneamente depositati da gennaio 2016, che saranno anche utilizzati nelle manifestazioni cittadine”. Non è della stessa idea Ippolito, suo rivale nelle elezioni del 2015: “Non erano semplicemente accatastati, ma erano stati disposti”.
Per i capigruppo Russo e Scavone e per la consigliera dem Rossana Schillaci è illegittimo e ingiustificabile “che con i soldi che il Comune di Venaria stanzia all’associazione Pro Loco vengano acquistati mobili che attualmente arredano l’ufficio di un assessore e che si impedisca ai consiglieri comunali di svolgere il proprio compito vietando l’accesso ai locali pubblici”. A questo Ippolito aggiunge un’altra considerazione: “Ritengo che siano state violate le norme sull’acquisto di beni da parte dell’amministrazione. Bisognava avviare le procedure pubbliche e non usare la Pro Loco”. Secondo il primo cittadino questi atteggiamenti sono “indirizzati a creare tensione all’interno dell’amministrazione”, azioni fatte per “colpire la Giunta nel tentativo di minare la resistenza delle persone”, in particolare dell’assessore alla cultura già molto criticato.
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