Non sono bastati quindici mesi alla Figc per scrivere le norme applicative che permetterebbero di rendere operative le sanzioni in casi di violenza nei confronti degli arbitri. Alla faccia delle ferme condanne e delle parole di giubilo con cui era stata accolta la delibera del Consiglio federale nel dicembre di due anni fa. Così ora l’Associazione italiana arbitri chiede che si passi alla fase operativa nel più breve tempo possibile, anche alla luce delle circa 200 aggressioni registrate dall’inizio dei campionati. Il presidente dell’Aia, Marcello Nicchi, dice d’essere “allibito e disgustato” e di attendere la mossa decisiva. Più in là, non va. Ma nei forum frequentati dai fischietti italiani cresce il malumore e la voglia di fermarsi per far capire che il problema esiste, ed è grosso.
Già perché a metà dicembre 2014 la Figc corse ai ripari, dopo che il 2 novembre ilfattoquotidiano.it denunciò tutti i numeri dei casi di violenza subiti dagli arbitri, arrivati a un episodio al giorno nei primi mesi di quella stagione. Il Consiglio federale varò norme più severe obbligando le società a rispondere dell’atteggiamento dei loro tesserati: la condotta violenta di calciatori o dirigenti avrebbe comportato il pagamento delle spese arbitrali da parte dei club, con una somma da versare calcolata moltiplicando il costo medio della gara del campionato di competenza per il numero di partite casalinghe. E in caso di mancato pagamento sarebbe dovuta scattare la non ammissione al campionato successivo.
Peccato che finora sia tutto rimasto sulla carta in attesa di una modifica approvata due mesi fa, alla quale – ancora una volta – non è seguito la norma attuativa. La Figc afferma d’essere in dirittura d’arrivo: tutto verrà ratificato nel Consiglio federale del 15 marzo. Ma intanto da inizio stagione si sono verificati 200 casi di aggressione che sarebbero potuti rientrare nell’ambito di applicazione della norma. Tanti, tantissimi. Raccontano di quanto quella modifica vada resa applicabile velocemente. Le immagini dell’aggressione al giovane arbitro della partita tra Castel San Niccolò-Arezzo, Terza Categoria toscana, hanno fatto il giro del web: un calcione, partito mentre il fischietto dava le spalle al calciatore.
E due altre storie di follia arrivano dalla Puglia. A fine febbraio, durante San Pietro-Porto Cesareo, match di Prima Categoria, il calciatore Mirko Protopapa, atleta della squadra di casa, ha schiaffeggiato l’arbitro dopo essere stato espulso. L’aggressore è stato squalificato fino al febbraio 2021 con proposta di preclusione definitiva, il San Pietro ha perso la partita 3-0 ma nessuno pagherà le spese. Dovrà restare fermo per 5 anni anche Fabio Natola, 19 anni, espulso dopo dieci minuti in un match juniores tra Carovigno Calcio e Città di Fasano. Il giovane calciatore del Carovigno ha reagito al doppio giallo con una ginocchiata nei testicoli dell’arbitro. Pentito? Per comprenderlo basta scorrere la sua bacheca Facebook dove da giorni, oltre ad alcune critiche, Natola continua a ricevere parecchie testimonianze di affetto da parte di suoi conoscenti, ride e scherza dell’accaduto tra “sei un mito”, “spacca tutto” e “hai fatto bene”. Un problema culturale, grave e diffuso soprattutto nelle categorie dilettantistiche. Eppure proprio la Lega Dilettanti si astenne al momento dell’approvazione delle nuove norme e da allora, nonostante sia l’epicentro del problema, non ha sostenuto la battaglia di Nicchi. Il presidente degli arbitri si chiede perché ci voglia così tanto tempo per sbloccare la situazione e intanto aggiorna i dati delle violenze.