Ci sono il rapper cresciuto in provincia di Brescia convertitosi all’Islam radicale e deciso a diventare kamikaze, il fruttivendolo olandese originario del Marocco, il tedesco ex soldato dell’esercito di Berlino. Ma soprattutto ci sono riferimenti agli autori degli attacchi di Parigi di novembre, e ai loro ingressi in territorio Isis tra il 2013 e il 2014. E’ la lista dei jihadisti arruolati nelle file dello Stato islamico diffusa da un disertore nella vicenda già nota come “Isis-leaks”, e ora al vaglio dei servizi d’intelligence europei. Tra i documenti, come detto, ci “sono riferimenti” a Samy Amimour, Foued Mohamed-Aggad e Ismael Omar Mostefai. Ma anche un “evidente riferimento” alla “mente” degli attacchi Abdelhamid Abaaoud. A sostenerlo sono la Sueddeutsche Zeitung e le emittenti Wdr e Ndr. Non solo: secondo Shiraz Maher, ricercatore del Centro Internazionale per lo Studio della radicalizzazione al Kings College di Londra, ci sono anche nomi di donne.
I Paesi di provenienza sono una cinquantina, dagli Usa alla Cina. Anche se la lista sembra ormai vecchia di circa due anni e quindi molti di coloro che vi compaiono potrebbero già essere morti, forse immolatisi sulla via del Jihad. Il disertore, indicato con il nome di comodo di Abu Hamed, è riparato nella città turca di Gaziantep, proveniente da Raqqa, come hanno indicato oggi all’Ansa attivisti nella roccaforte dell’Isis in Siria. E’ stato lui stesso a raccontare la propria storia davanti alle telecamere di Sky News araba, con la testa e il volto interamente coperti, tranne gli occhi. Dopo avere combattuto il regime di Damasco nelle file dell’Esercito libero siriano, si era arruolato nello Stato islamico. Ma poi ha deciso di fuggire perché, afferma, “l’Isis non è l’Islam, è una menzogna“.
Così, evidentemente, non la pensavano – almeno al momento in cui hanno fatto la loro scelta – i jihadisti che figurano nella lista che Abu Hamed ha portato con sé nella fuga: 22mila secondo quanto affermato dalla stessa Sky News e dalla Sueddeutsche Zeitung, “solo” 1.736, invece, secondo il sito di attivisti siriani Zaman al Asl, che sottolinea come molti dei documenti siano dei duplicati o contengano informazioni incomplete che non permettono di identificare gli arruolati nello Stato islamico.
La lista dei 1.736 “certificata” da Zaman al Asl comprende jihadisti arruolati nella sola Siria, e non in Iraq, l’altro Paese dove il Califfato controlla vaste regioni. Ma solo l’1,7 per cento sono siriani. Gli altri sono per il 72 per cento provenienti da altri Paesi arabi, con in testa l’Arabia Saudita, dall’Europa (in maggioranza i francesi, 35 volontari), e da vari Paesi asiatici. Anche gli Stati Uniti sono rappresentati, con quattro jihadisti. Difficile dire quanti di essi siano ancora vivi, o non abbiano fatto defezione, perché le schede che certificano l’arruolamento risalgono a prima del luglio 2014. Lo prova il fatto che l’intestazione riporta la dizione “Stato islamico dell’Iraq e del Levante” usata fino ad allora, e non semplicemente quella di “Stato islamico” introdotta quando è stato proclamato il Califfato.
Tra le schede c’è anche quella di Anas al Abboubi, il ventiquattrenne di origine marocchina cresciuto a Vobarno, in provincia di Brescia, dove fino al 2012 faceva il rapper con il nome di McKhalif. Poi la conversione e l’arresto da parte della Digos nel giugno del 2013 con l’accusa di attività legate al terrorismo internazionale. Dopo due settimane Anas al Abboubi viene scarcerato e raggiunge via Turchia la Siria. Qui il 12 settembre dello stesso anno si arruola ad Aleppo nell’Isis con il nome di Abu Rawaha al Italy, “Abu Rahawa l’italiano”. Nella domanda contenuta nella scheda relativa a quale ruolo vuole svolgere, indica quello di attentatore suicida.
Tra i reclutati c’è un altro jihadista, Abu Ishak al Tunisi (“il tunisino”), un operaio di 39 anni che ha vissuto in cinque Paesi della Ue, tra cui l’Italia. Tra le figure più curiose vi è un uomo indicato come ex soldato dell’esercito tedesco, arruolato con il nome di Abu Jumah al Almani (“il tedesco”), introdotto all’Isis da un ceceno, Abu Soheil al Shishani. Tra coloro che hanno un passaporto europeo figura anche l’olandese di origine marocchina Abu Hilal, già proprietario di un negozio di frutta ad Amsterdam.