Trash-Chic

Trash-chic, gli interni più belli del palazzo del Quirinale raccontati dallo sguardo di Massimo Listri

“Non sai che oggi si inaugura la mia mostra al Quirinale con la presenza del capo dello Stato? Vai su Internet e digita ‘Massimo Listri Quirinale’”. Obbedisco. Clicco e stupore davanti alle visioni di foto di grande formato, monumentali come arazzi, esposte nella Sala di Augusto fino al 15 marzo. Affrettatevi.

La patria di Massimo Listri è il mondo. Tra i più grandi fotografi d’interni, ha fatto mostre dall’America alla Thailandia, passando per Mosca e Dubai. E per non farsi mancare nulla ha anche pubblicato una sessantina di libri. Ha incominciato 33 anni fa con Ettore Mocchetti, direttore storico di Ad, sodalizio professionale inespugnabile. Listri è il Le Corbusier del click. Fa i ritratti ai palazzi reali, ai tesori d’arte, alle biblioteche, ai musei. L’anno scorso i Musei Vaticani gli hanno aperto le sale, adesso Mattarella gli ha fatto fotografare il palazzo presidenziale per ribadire quella sua apertura: il Quirinale è la casa di tutti gli italiani. E sarebbe già un risultato straordinario farli avvicinare alle istituzioni, fargli annusare la bellezza dei luoghi, solitamente aperti solo alle visite dei capi di Stato.

Il Palazzo del Quirinale: suggestioni d’autore nelle fotografie di Massimo Listri” è il titolo della mostra e del volumone edito dalla Treccani. Ma Listri ha quasi il dono dell’ubiquità, inaugura la mostra, una stretta di mano al Presidente e di corsa alla stazione per festeggiarsi nella casa fiorentina. L’editore Franco Maria Ricci, antiquari, Fabio Bechelli, collezionista e art dealer, sovrintendenti vari, insomma tutto quel mondo da intelletto chic. E per deliziarli buffet alla toscana allestito nella wonder room, quella stanza delle meraviglie dove Listri colleziona con spirito da sofisticato brocante oggetti vintage provenienti da ogni dove. Prossimi progetti, maestro? Troppi.

Nelle stesse ore a Firenze va in scena Artour-O, dal 15 al 20 marzo. “Ma come non conosci Artour-O?”, mi chiede meravigliata Moreschina Fabbricotti, infaticabile comunicatrice a 360 gradi. Confesso la mia ignoranza. E allora Mores, abbreviazione, comincia: “Concepita come una grande festa dell’arte da Tiziana Leopizzi, architetto una che pensa anche quando dorme, che abita su un aereo o su Skype”. E già perchè Artour-O non è soltanto un forum d’arte, è una vera e propria fucina, ricca di idee. È come accogliere a casa gli amici, che qui si ritrovano da ogni angolo del mondo. Artour-O si fa itinerante e va all’estero, è stato in Cina già tre volte, due a Londra, Montecarlo, a Merida e a Praga. In Artour-O c’è l’italian way of life, che è sempre qualcosa di unico. Da vivere tra arte, impresa, creatività, bellezza, design, food e musica, in dialogo fra di loro. Ogni anno uno slogan diverso. Quest’anno è “Mi ci vollero quattro anni per dipingere come Raffaello. Mi ci volle una vita intera per dipingere come un bambino”. Così parlarono Picasso e Moreschina.
@januariapiromal