Vernice e scalpello, l'artista ha eliminato dai muri le popolari opere che sarebbero state esposte nella contestata iniziativa Genius Bononiae voluta dall'ex rettore Roversi Monaco. Wu Ming approva: "Dopo aver denunciato e stigmatizzato i graffiti come vandalismo, ora i poteri forti vogliono diventare i salvatori della street art"
Una passata di vernice grigia, qualche colpo di scalpello, e Bologna ha perso tutti i murales di Blu, uno tra i più celebri artisti della street art internazionale. E’ stata cancellata la famosa “battaglia” che decorava la facciata dell’Xm24, in stile Signore degli Anelli, appena fuori dal centro storico della Dotta, con la Torre degli Asinelli che fiammeggiava quanto l’occhio di Sauron, è sparito l’uomo con la maschera antismog, dipinto sul ponte di Stalingrado, e un’altra decina di lavori apprezzati e sia dai bolognesi, scesi in strada numerosi la mattina del 12 marzo per guardare i collettivi sociali Clash e Xm24 strappare le opere dai muri, sia dai turisti.
A decidere di cancellare tutto è stato l’artista stesso, che sul suo blog, a opere ormai rimosse, ha scritto: “A Bologna non c’è più Blu, e non ci sarà più finché i magnati mangeranno. Per ringraziamenti o lamentele, sapete a chi rivolgervi”. I magnati, in questo caso, sono gli organizzatori della mostra dedicata alla street art, cioè la Genus Bononiae di Fabio Roversi Monaco, ex rettore dell’università cittadina, che inaugurerà il prossimo 18 marzo. Un’iniziativa che sin da subito aveva fatto discutere, in città ma non solo, proprio perché, per esporre murales e graffiti, le opere sono state letteralmente strappate dai muri di tutto il mondo. E per impedire che anche i lavori di Blu venissero spostati all’interno di un museo, “contro l’accumulazione privata e sulla trasformazione della vita e della creatività di tutti a vantaggio di pochi”, come recita il volantino distribuito in contemporanea ai lavori di rimozione delle opere bolognesi, Blu stesso ha deciso, in segno di protesta, di cancellare tutto. Proprio nella città dove, nel 1999, aveva mosso i primi passi come artista di strada.
La mostra Street Art. Banksy & Co, L’arte allo stato urbano, promossa da Genus Bononiae, con il sostegno della Fondazione Carisbo, scrive il collettivo Wu Ming, sul blog Giap, “è il simbolo di una concezione della città che va combattuta, basata sull’accumulazione privata e sulla trasformazione della vita e della creatività di tutti a vantaggio di pochi. Dopo aver denunciato e stigmatizzato graffiti e disegni come vandalismo, dopo avere oppresso le culture giovanili che li hanno prodotti, dopo avere sgomberato i luoghi che sono stati laboratorio per quegli artisti, ora i poteri forti della città vogliono diventare i salvatori della street art. Tutto questo meritava una risposta”.
Risposta che è arrivata con il gesto eclatante di Blu, che in poche ore ha fatto il giro del mondo. Blu, in passato, aveva già messo in atto una protesta simile, a Berlino, quando aveva cancellato un suo lavoro per manifestare contro la speculazione edilizia nel quartiere Kreuzberg. E tuttavia, la reazione di appassionati – italiani e non – di street art non si è fatta attendere. “Mi piange il cuore a veder cancellate le opere di Blu, ma ho massimo rispetto per il suo gesto”, è uno dei commenti su Twitter, all’hashtag #NelgrigiodipintodiBlu, “è un giorno triste per la storia dell’arte ma la streetart non si strappa”. “Tanta tristezza per una città venduta al profitto”, scrive Quico sui social, “no alla musealizzazione dell’arte di strada”.
(foto da agenzia e da social network)