È un fantasma che ritorna. Le ecoballe accatastate da anni nei siti di stoccaggio, emblema dell’emergenza rifiuti infinita di Napoli e della Campania, stanno riprendendo vita. Sigillate nel 2007 dalla procura di Napoli (“sono discariche abusivamente gestite” scriveva il gip Rosanna Saraceno) e dissequestrate nel novembre 2013 dopo l’assoluzione in primo grado dell’ex governatore Antonio Bassolino (che ha corso alle contestate primarie del centrosinistra a Napoli) e dei vertici di Impregilo dall’accusa di truffa e frode, le piramidi postmoderne di monnezza stanno per essere smantellate e mandate all’incenerimento o in discarica. La Regione Campania ha bandito una gara per lo smaltimento di una prima partita di 789mila tonnellate di rifiuti ormai “mummificati”, eredità della gestione commissariale dei governi Berlusconi e Prodi bis. Alla gara, che si è chiusa il 18 febbraio, hanno partecipato nove raggruppamenti di imprese, sei dei quali sono stati poi ammessi all’ultima fase della procedura per smaltire parte delle ecoballe di Giugliano a nord di Napoli (siti di Masseria del Pozzo e Masseria del Re), Villa Literno (Lo Spesso) e Marcianise in provincia di Caserta, Avellino, Casalduni ed Eboli (Coda di Volpe).

Le imprese in gara

L’appalto ha un valore complessivo di 118 milioni di euro, anche se per alcuni lotti non sono state presentate offerte. Per ora è relativamente sicuro – manca solo la fase di verifica dei requisiti – che ad occuparsi delle 95mila tonnellate di ecoballe di Avellino, Casalduni ed Eboli (importo 14 milioni di euro) sarà il raggruppamento di imprese Sarim (Salerno) e Bps (Lecco), rimasto unico concorrente dopo l’esclusione dell’Ati Ge.Si.A, Dhi e Sorgeko di Caserta che proponeva di spedire i rifiuti via nave in Macedonia, Paese extra Ue non ammesso dall’appalto.

Un’altra offerta già accettata è quella relativa alle 200mila tonnellate di ecoballe di Villa Literno. L’appalto, per un importo di 30 milioni, è affidato al raggruppamento capitanato dalla Vibeco di Saronno (in Ati con Sirio Ambiente & Consulting e con la società di bonifica di ordigni bellici Bm Service) il cui dirigente, Bernardino Filipponi, è stato rinviato a giudizio a Roma per traffico di rifiuti in qualità di ex amministratore unico della Daneco Impianti nella bonifica dell’ex fabbrica chimica Sisas di Pioltello Rodano, ed è indagato anche dalla Procura di Benevento per falso e truffa nella gestione di una discarica franata a Sant’Arcangelo Trimonte.

I lotti da 81mila tonnellate di Masseria del Pozzo e Marcianise sono invece ancora contesi dalle imprese Ecosistem-Econet di Lamezia Terme (Catanzaro), e De.Fi.Am-Ecobuilding (Avellino). Anche l’area più grande dello stoccaggio di Giugliano, in cui sono accumulate 100mila tonnellate (importo 15 milioni di euro) di ecoballe, è tuttora in gara tra le aziende Pa Service (Bolzano), De.Fi.Am-Ecobuilding (Avellino), Ecosistem-Econet (Lamezia Terme), Sarim-Bps (Salerno-Lecco) e A2A Ambiente-Germani (Brescia).

Le destinazioni finali

Nella seduta di gara che si è tenuta lo scorso 1 marzo sono emersi i primi dettagli sulle destinazioni finali dei rifiuti campani. Secondo le informazioni raccolte presso fonti del settore da ilfattoquotidiano.it, Sarim e Bps e i calabresi di Ecosistem-Econet avrebbero indicato come destinazione finale il Portogallo, dove i rifiuti potrebbero finire in alcuni impianti di trattamento meccanico-biologico e inviati in discarica o ai cementifici. Il colosso A2A Ambiente invece, il ramo rifiuti della multiutility di Milano e Brescia che gestisce anche l’inceneritore campano di Acerra, sarebbe intenzionata a spedire le ecoballe in tre impianti di trattamento lombardi non meglio specificati nelle province di Pavia e Milano, o in alternativa all’estero in Olanda (a Rotterdam). Se la bresciana A2A Ambiente dovesse aggiudicarsi il lotto A di Giugliano, saranno quasi 400mila le tonnellate di rifiuti che verranno gestite da imprese lombarde.

Cosa c’è nelle ecoballe?

Dopo 9 anni – fanno sapere i tecnici – le ecoballe sono ormai “mummificate” e del rifiuto è rimasta solo la cosiddetta “frazione secca”, mentre la parte organica è percolata col tempo. Dal punto di vista del potere calorifico sono un ottimo combustibile per inceneritore, anche se – stando a quanto si legge nella sentenza del Tribunale di Napoli del 4 novembre 2013 – la loro composizione all’entrata degli impianti di trattamento era di “pessima qualità”. Sulla natura del materiale trattato per formare le ecoballe ci furono infatti “numerosissimi verbali di contestazione per rifiuti non conformi”, circa 8mila negli anni tra il 2000 e il 2004, che rivelarono la presenza tra l’altro di “motoscafi interi, mezza autovettura, ordigni bellici, carcasse di animali”.

Nonostante la ricostruzione dei pm di Napoli Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo (che affidarono una perizia all’ingegner Paolo Rabitti da cui nacque il libro “Ecoballe”) non vi fu secondo i giudici di primo grado “falsificazione dei risultati delle analisi” sui rifiuti trattati per formare le ecoballe né – altra tesi dell’accusa – una separazione dei rifiuti in due flussi distinti, “per consentire un falso esame del solo Cdr1 (combustibile dai rifiuti, ndr) migliore e poi miscelare il tutto”. L’ex governatore Bassolino, i vertici di Impregilo e della struttura commissariale sono stati assolti con formula piena, ma la Procura ha proposto appello contro la sentenza nonostante la maggior parte dei reati siano ormai prescritti. E mentre ad Acerra quei vecchi rifiuti fanno paura, tanto che nel 2014 i cittadini hanno bloccato i camion davanti all’inceneritore, le ecoballe si preparano al loro ultimo giro per l’Europa.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Ambiente: vogliamo risparmiare acqua? Non mangiamo cioccolata

next
Articolo Successivo

Ecoballe, il sindaco di Brescia scrive a A2a: “Qui non le vogliamo”

next