La multiutility lombarda è in gara per lo smaltimento dei rifiuti simbolo dell'emergenza in Campania. Del Bono (Pd) avverte l'azienda: "Contrari al conferimento all'inceneritore cittadino", proprio mentre parte una nuova campagna sulla differenziata. La replica: "Non sarà interessato". L'allarme degli ambientalisti
“L’amministrazione è contraria al conferimento diretto o indiretto in impianti bresciani di ecoballe o rifiuti derivanti dal loro trattamento”. Il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, è deciso. Dopo aver appreso che la multiutility A2A (controllata dai Comuni di Milano e Brescia) è in gara per lo smaltimento di un lotto di 100mila tonnellate di vecchie ecoballe campane, lo scorso 22 febbraio ha scritto questa nota al presidente della società Giovanni Valotti e all’ad Valerio Camerano. La risposta ufficiale del colosso che si occupa di energia e ambiente è altrettanto categorica: l’inceneritore di Brescia “non è stato inserito tra gli impianti di destinazione finale e non sarà quindi interessato allo smaltimento di ecoballe”. Lo spettro delle ecoballe campane resta però una preoccupazione per l’amministrazione Pd in una città che si appresta ad avviare una nuova campagna di raccolta differenziata.
Quel che è certo è che A2A Ambiente, il ramo della società che si occupa di rifiuti e ha sede a Brescia, ha presentato un’offerta alla gara della Regione Campania per lo smaltimento del “lotto A” di Masseria del Re (Giugliano) insieme ad un’azienda di autotrasporti bresciana, la Germani Spa. Secondo quanto emerso nell’ultima seduta di gara che si è svolta a Napoli, circa 100mila tonnellate di ecoballe accatastate da almeno 9 anni a Giugliano (un appalto da 15 milioni di euro) potrebbero finire per essere smaltite in impianti lombardi. E anche se la ditta di trasporti Germani – con cui A2A partecipa alla gara – ha sede a poco più di 2 chilometri dall’inceneritore bresciano, la cordata A2A Ambiente-Germani avrebbe indicato come destinazione finale due impianti in provincia di Pavia e uno in provincia di Milano, riservandosi anche un’opzione di smaltimento in Olanda.
La preoccupazione degli ambientalisti, a Brescia, è alta. L’impianto più grande d’Italia, con le sue 800mila tonnellate bruciate all’anno, è costretto ormai a importare almeno un terzo dei rifiuti per mantenere attiva la terza linea di smaltimento. L’ipotesi di “triangolazioni di rifiuti” provenienti dalla Campania è stata avanzata dagli ambientalisti bresciani nel febbraio 2016, in relazione al ruolo di due impianti di trattamento che si trovano in provincia di Milano e Pavia. Come emerge dagli schemi riassuntivi dello smaltimento della società Sapna di Napoli, nel 2014 alcune migliaia di tonnellate di rifiuti urbani campani sarebbero state conferite ad A2A con la destinazione degli impianti di Lacchiarella (Milano) e Giussago (Pavia).
“Per un caso davvero singolare – denuncia il Forum per un ciclo dei rifiuti sostenibile, citando documenti agli atti della Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti – analoghe quantità della stessa tipologia di rifiuti (provenienti dagli impianti di Lacchiarella e Giussago, ndr) sono state incenerite nel 2014 nell’impianto di Brescia”. Con il passaggio attraverso i siti di trattamento lombardi – denunciano gli ambientalisti – la reale origine dei rifiuti si perderebbe, fino a farli risultare come prodotti in Lombardia. Soltanto ipotesi, per ora. Ma se alla fine dovesse essere questo il tortuoso percorso delle ecoballe, la nuova campagna bresciana per la raccolta differenziata cittadina rischierà di trasformarsi in un brutto scherzo.