Il writer Blu sta cancellando i suoi graffiti sparsi per Bologna come forma di protesta contro l‘apertura della mostra “Street Art. Banksy & Co. – L’arte allo stato urbano”. La mostra sulla street art, promossa da Genus Bononiae e fortemente voluta dall’ex-rettore dell’università Fabio Roversi Monaco, verrà inaugurata il 18 marzo prossimo a Palazzo Pepoli dove saranno esposte numerose opere tra cui alcuni graffiti staccati dai muri della città. “A bologna non c’è più blu e non ci sarà più finché i magnati magneranno. Per ringraziamenti o lamentele sapete a chi rivolgervi”, scrive il writer sul suo blog. Lo street artist italiano più famoso nel mondo fa terra bruciata dei suoi graffiti per lanciare un messaggio agli organizzatori della mostra che vorrebbero togliere alcuni murales dagli spazi pubblici per metterli in un museo: “la street art non si privatizza“. A rilanciare sul web la protesta di Blu è il collettivo di scrittori bolognesi Wu Ming che in un articolo attacca apertamente la figura di Roversi Monaco: “Non stupisce che ci sia l’ex-presidente della più potente Fondazione bancaria cittadina dietro l’ennesima privatizzazione di un pezzo di città. Questa mostra sdogana e imbelletta l’accaparramento dei disegni degli street artist, con grande gioia dei collezionisti senza scrupoli e dei commercianti di opere rubate alle strade .Non stupisce che sia l’amico del centrodestra e del centrosinistra a pretendere di ricomporre le contraddizioni di una città che da un lato criminalizza i graffiti, processa writer sedicenni, invoca il decoro urbano, mentre dall’altra si autocelebra come culla della street art e pretende di recuperarla per il mercato dell’arte. Non importa se le opere staccate a Bologna sono due o cinquanta; se i muri che le ospitavano erano nascosti dentro fabbriche in demolizione oppure in bella vista nella periferia Nord. Non importa nemmeno indagare il grottesco paradosso rappresentato dall’arte di strada dentro un museo. La mostra Street Art. Banksy & Co. è il simbolo di una concezione della città che va combattuta, basata sull’accumulazione privata e sulla trasformazione della vita e della creatività di tutti a vantaggio di pochi. Dopo aver denunciato e stigmatizzato graffiti e disegni come vandalismo, dopo avere oppresso le culture giovanili che li hanno prodotti, dopo avere sgomberato i luoghi che sono stati laboratorio per quegli artisti, ora i poteri forti della città vogliono diventare i salvatori della street art.” (Video tratto da Frizzifrizzi)