Diritti

“Ieri mi hanno uccisa”, le donne e la libertà di viaggiare “da sole”

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Tu, non puoi indossare una minigonna, gli shorts, un abito scollato, perché se qualcuno ti molesta è colpa tua. Non puoi parlare con persone sconosciute perché da femmina devi imparare a non fidarti e se ti fidi e poi ti stuprano è colpa tua. Non puoi andare a ballare, sballarti, sbronzarti, perché se qualcuno si approfitta di te e non ti starà a sentire quando debolmente proverai a dire di no, tutto quello che avverrà sarà solo colpa tua. Non puoi truccarti, tatuarti, bucarti la pelle per infilarci aghi e gioielli, perché qualcun@ dirà che rappresenti la perdita di valori morali e ti racconterà che la donna è bella se ancora conserva la purezza di un tempo. Non puoi camminare da sola, la sera, la notte, perché avrai ragione di temere un pedinamento, uno stupro, da parte di qualcuno che poi dirà comunque che è stata tutta colpa tua. Non puoi prendere il treno, la sera, dopo il lavoro e non puoi prendere il bus, perché è possibile che tu incontri chi penserà di avere il diritto di strusciarsi, di palparti, facendoti sentire il cazzo duro poggiato sui tuoi abiti. Non puoi fare molte cose senza essere molestata, sebbene qualcun@ osi dire, ancora, che la nostra cultura, cristiana e occidentale, sia superiore a quella di “stranieri dell’Islam”.

Non puoi camminare libera, andare in giro in bicicletta a tarda ora, guidare la sera e rientrare in casa tardi, dopo una serata con le amiche. Non puoi partecipare ad una festa perché è probabile che qualcuno ti chiamerà troia per aver pomiciato con uno sconosciuto. Non puoi andare in campeggio, d’estate, da sola, perché diranno che sei disponibile. Non puoi accettare passaggi dagli sconosciuti e non potrai dire nulla per difenderti da chi metterà una mano sulla tua coscia o ti scaricherà per strada se non accetti i suoi ricatti sessuali. Non puoi decidere di stare con un uomo e poi dire di no, perché sembra un delitto lasciare a se stesse le sue palle gonfie. Il tuo dovere è soddisfarlo, perché se inizi, implicitamente, pare che tu dica di si a tutto e non potrai smettere mai.

Non puoi andare a correre la sera, al parco, per le strade, perché vederti in corsa a quell’ora potrebbe far pensare che non dirai no ad una molestia. Non puoi viaggiare da sola, zaino in spalla, a visitare paesi sconosciuti, a vivere avventure, scoprendo angoli di mondo prima visitati da uomini molto più liberi di te. Non potrai farlo perché ti chiameranno pazza e se qualcuno ti farà del male ti diranno che te la sei cercata. Ti diranno che dovrai mettere in conto uno stupro o perfino di essere uccisa, perché non sembra importante dire a stupratori e assassini che non c’è alcuna ragione che li legittima a compiere quei crimini o che dovranno rispettare una donna anche, soprattutto, se non appartiene ad un uomo.

Per alcuni l’urgenza è minimizzare e dire che le donne, in fondo, possono fare quel che vogliono, con prudenza, portandosi dietro la scorta, ma ehi, il mondo non è sicuro per nessuno. Se dici che le donne devono pretendere di andare in giro da sole senza per questo essere stuprate e ammazzate dicono che tu sei come un oggetto rubato al ricco che l’ostenta nei quartieri malfamati. Perché considerano te come un bene di proprietà di un uomo. Ecco perché il paragone con l’oggetto viene sempre riproposto e perché alcuni uomini “in difesa delle nostre donne” pensano di aver ragione quando dicono che se vai a letto con uno straniero, sfuggendo alla proprietà dell’uomo bianco, etero, occidentale, te la sei cercata.

Il fatto è che tu non sei un oggetto e quel che mostri è la tua vita, il tuo diritto di percorrere mondi, giacché non stai mostrando un gioiello che si può impegnare per farci un po’ di soldi. Il fatto è che sei tu a decidere di quel che vuoi o non vuoi fare con il tuo corpo e sfugge a molti l’aspetto cruciale della storia: se non c’è consenso dovranno smettere di far sentire le donne private del privilegio al libero movimento di cui godono gli uomini.

Non sono tutti brutti e cattivi, e tante sono le donne che alimentano la cultura misogina chiamando zoccola la donna che vive oltre modelli imposti, ma questa è la cultura con la quale abbiamo a che fare, e non c’è piazza, mondo, strada in cui non sia avvenuto un atto violento a sfondo sessuale contro una donna.

Impariamo da Guadalupe che le tante Maria e Marina uccise perché “viaggiavano da sole” non dovranno mai più esserci. Insieme dobbiamo rivendicare una cultura diversa, un’educazione al rispetto dei generi e proposte che non siano sempre di tipo repressivo. Non ci servono più poliziotti, ronde, soldati, per le strade. Ci serve un cambiamento culturale. Serve che insieme continuiamo a lottare contro stereotipi che riguardano tutti noi, inclusi quelli che sollecitano gli uomini in senso machista pur di far sentire in difetto gli uomini che non amano sentirsi “machi”. Serve che non si alimenti la cultura dello stupro, perché quando dici che se l’è cercata, vuoi o non vuoi, stai moralizzando e colpevolizzando la donna stuprata o uccisa e stai giustificando lo stupratore o l’assassino.

Smettetela di dire che le figlie dovranno stare custodite, rinchiuse, a fare solo da mogli e madri, controllate da nuovi patriarchi e matrone a sorveglianza della loro verginità e del loro onore. Smettete di applicare il vostro ottuso, moralista, approccio quando guardate le adolescenti, le ragazze, le donne di qualunque età, taglia, misura, scelta sessuale. Tutte hanno diritto di sentirsi al sicuro. Tutte hanno diritto a pretendere che non ci sia nessuno a voler approfittare di loro solo perché donne.

A Maria, Marina, Guadalupe, a tutte le donne che hanno voluto o vorranno sfidare il mondo per se stesse e per donare ad altre un po’ più di libertà.