Il presidente dell'Anac, intervistato da Skytg24, mette sotto accusa la celebre norma ad personam berlusconiana: "Tempi di estinzione del reato abbattuti del 50%". Ma la riforma - ha ammmesso il ministro Orlando - è ferma da oltre un anno per il muro degli alfaniani
La legge ex Cirielli, cioè la riforma della prescrizione voluta dalla maggioranza berlusconiana nel 2005, è stata un incentivo alla corruzione. E quindi “bisogna interventire sul meccanismo” dei tempi di estinzione dei reati. A dirlo è la massima autorità in materia, Raffaele Cantone, presidente dell’Anac, l’Autorità nazionale per la lotta al sistema delle tangenti. La ex Cirielli, una delle più celebri leggi ad personam approvate dal centrodestra in quegli anni, “ha finito per essere un incentivo per alcune tipologie di reato, per esempio la corruzione”, ha affermato il magistrato, intervistato da Maria Latella su Skytg24 insieme al procuratore capo di Milano uscente Edmondo Bruti Liberati. La corruzione, ha continuato, “è uno dei reati per i quali il tempo di prescrizione si è abbattuto del 50%”.
Quello di Cantone è solo l’ultimo allarme sulla prescrizione che rende ardua la punizione dei tangentisti. Su questo fronte l’Italia è stato più volte richiamata dall’Ue e da organismi internazionali, e molte grida di dolore sui troppi processi finiti al macero si sono levate all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2016. Ma la riforma studiata dal governo Renzi – che prevede l’interruzione dei tempi di estinzione del reato dopo condanne in primo e in secondo grado – langue da un anno e mezzo in commissione al Senato. Perché, ha ammesso nei giorni scorsi il ministro della Giustizia Andrea Orlando, gli alfaniani fanno muro.
Cantone si è detto comunque contrario ad “allungare sine die i termini della prescrizione. Non possiamo condannare un soggetto vent’anni dopo il fatto. Che senso avrebbe condannare oggi per una corruzione avvenuta venti anni fa?”. Ma certo questo non è nei piani della maggioranza di governo, data la difficoltà ad approvare anche la semplice prescrizione “affettata” in caso di condanne in primo e secondo grado.
Il presidente dell’Anticorruzione è intervenuto anche sulla questione primarie e brogli: “Le primarie sono un fatto privatistico, non ci può essere illecito penale. E’ come una elezione avvenuta in una bocciofila, gli eventuali brogli non avrebbero rilevanza penale. Quello che mi dispiace però è che una partecipazione popolare sia mortificata in questo modo. Questo si può evitare solo regolamentando le primarie, che sono uno strumento di democrazia importantissimo. E’ inutile girarci intorno”.
Più in generale, sul tema della corruzione in Italia “c’è un problema di sensibilità sociale legato a una sottovalutazione culturale del fenomeno”, ha continuato Cantone. “Soprattutto quando di tratta di mettere in discussione valori della pubblica amministrazione, c’è sempre la tendenza a giustificare, sembra che si rubi a Pantalone e quindi non si rubi a nessuno”.