Il pm di Milano aveva chiesto un anno. L'avvocato: "È stata una sentenza mediatica, frutto più del cognome dell’imputato che delle sue responsabilità" dice il difensore, l’avvocato Francesco Maiello
Il pm aveva chiesto un anno. Ma il giudice dell’ottava sezione penale del Tribunale di Milano, Vincenzina Greco, è andato oltre le richieste dell’accusa. Riccardo Bossi, figlio del fondatore della Lega Nord Umberto, è stato condannato a un anno e 8 mesi per appropriazione indebita aggravata per le presunte spese personali con i fondi del Carroccio.
Il figlio di Umberto Bossi era imputato per spese con i fondi della Lega per circa 158mila euro. Soldi pubblici che avrebbe usato, tra il 2009 e il 2011, per pagare – secondo le carte dell’inchiesta – debiti personali, noleggi auto, rate dell’università dell’Insubria, affitto di casa, mantenimento dell’ex moglie, abbonamento alla pay-tv, luce e gas e anche il veterinario per il cane.
Il pm, nella sua requisitoria, aveva citato come riscontri all’ipotesi d’accusa intercettazioni e documenti, tra cui l’ormai famosa cartelletta con la scritta “The Family” sequestrata nell’ufficio romano dell’ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito, che è anche lui imputato per appropriazione indebita per le presunte spese ma con rito ordinario (il processo è ancora in corso) e assieme al padre e al fratello di Riccardo, cioè Umberto e Renzo “Il Trota”. Se questa tranche sulle presunte appropriazioni indebite è rimasta a Milano, la parte principale dell’inchiesta che nel 2012 ha travolto il Senatur e la sua famiglia è stata trasferita nei mesi scorsi a Genova dove è in corso il processo per la presunta truffa ai danni dello Stato sui rimborsi elettorali che vede imputati Umberto Bossi, Belsito e tre ex revisori del partito.
La condanna è stata una “sentenza mediatica”, “frutto più del cognome dell’imputato che delle sue responsabilità” dice il difensore, l’avvocato Francesco Maiello. “Credo che chiunque di noi quando chiedeva i soldi al papà non sapeva da dove li prendesse”, ha aggiunto il legale, che in più occasioni ha spiegato come il figlio maggiore del fondatore della Lega Nord, quando aveva bisogno di un aiuto, si limitava a consegnare le fatture alla segretaria del padre. “Credo che sia molto chiaro l’indirizzo della magistratura sulla famiglia Bossi. Adesso Riccardo Bossi è in difficoltà – ha concluso- a causa dell’inchiesta ha perso il suo lavoro di pilota di rally e adesso è in cerca di lavoro e fa un po’ il procacciatore d’affari con la Russia”.