Nel settembre del 2015 sembrò che la foto di Aylan Kurdi addormentato per sempre sulla spiaggia di Bodrum, avesse svegliato l’Europa. Che ogni paese dell’Unione a cominciare dalla Germania volesse abbracciarlo e soprattutto impedire che altri bambini morissero per fuggire dalla guerra. Da allora altri 340 “minori” sono morti nello stesso tratto di mare, ed è morta anche la pietà che aveva suscitato quella foto.
Siamo un vecchio continente in crisi, sempre più fragile e sempre più diviso. Milioni di disoccupati bussano alle casse dell’Europa chiedendo come sfamare i loro figli e milioni di profughi bussano alle sue porte deportati dalle quattro guerre che bruciano in Medio Oriente e nuovi partiti, riemersi dagli anni 30, non fanno fatica a spiegare ai primi che debbono temere i secondi.
Che i rifugiati gli ruberanno quel poco lavoro che resta.
Che i poveri saranno le prime vittime dell’ “l’invasione”.
Che lo Stato darà ai rifugiati l’aiuto che prima dava a loro.
Che Aylan Kurdi, aprendo le porte della nostra pietà, ha spalancato anche quelle dell’ “invasione”.
Oggi sembra inutile spiegare che, se fosse davvero unito, un continente di 500 milioni di persone potrebbe accoglierne e distribuirne due milioni che fuggono dalla guerra.
Frauke Petry, la donna che sfida Angela Merkel, ha raggiunto il 10% in tre Lander con lo slogan: “Non facciamoci ricattare dagli occhi dei bambini”. Specie da quelli che li hanno chiusi…