Lo scandalo delle emissioni truccate costa a Volkswagen anche un declassamento del suo rating “etico”. Standard Ethics, agenzia indipendente che formula giudizi sulla sostenibilità e la governance delle aziende, ha infatti ridotto a E- la valutazione sulla casa automobilistica tedesca, che fa parte dello Standard Ethics German Index. Per l’agenzia, infatti, il Dieselgate “non è solo uno scandalo di natura ambientale e di salute pubblica, ma è anche un grave esempio di distorsione della corretta concorrenza tra case automobilistiche e ha colpito gli interessi degli azionisti di minoranza e degli stakeholder“.
Nel frattempo la Sueddeutsche Zeitung scrive che un ex dipendente del gruppo di Wolfsburg, licenziato nel 2015, ha denunciato l’azienda accusandola di aver “distrutto alcune prove“. Volkswagen, secondo lui, lo ha allontanato temendo che volesse informare gli inquirenti americani di presunti “ostacoli” per la giustizia. La filiale americana, il cui amministratore delegato Michael Horn si è dimesso la settimana scorsa, avrebbe ignorato un’indicazione degli organi giudiziari di interrompere la cancellazione di routine dei dati, continuando con quella prassi fino agli inizi di ottobre. L’azienda si sarebbe giustificata evocando esigenze di spazio di memoria. Sulla denuncia, riporta il giornale, il gruppo non ha voluto prendere posizione.
Certo è che alla luce dell’ulteriore accusa la casa automobilistica tedesca dovrà correre ai ripari anche intervenendo sugli organi di vertici e sulla corporate governance. Secondo Standard Ethics gli organi societari vanno rinnovati in linea con le indicazioni della Commissione europea sulla composizione qualitativa e quantitativa, considerando fattori come l’età dei componenti, la loro indipendenza, la parità di genere, la nazionalità e le competenze professionali. La prossima assemblea degli azionisti che si terrà ad Hannover il 22 giugno potrebbe essere l’occasione per decidere i necessari cambiamenti.