La questione è delicata e verte tutta sui numeri. Il primo è 11,7 milioni. Ossia la cifra, “sulla base dei dati parziali attualmente disponibili, riscontrati dall’analisi provvisoria dei modelli di Certificazione unica 2015”, dei lavoratori dipendenti e assimilati che, secondo il ministero dell’Economia (Mef), nel 2014 “hanno percepito il bonus” di 80 euro, cavallo di battaglia del premier Matteo Renzi, “direttamente in busta paga dal proprio datore di lavoro”. Il secondo, invece, riguarda il numero dei beneficiari del bonus che “a causa degli innumerevoli errori dovuti alla compilazione della dichiarazione semplificata dei contribuenti”, gli 80 euro sono stati invece costretti a restituirli.
DARE E AVERE Un numero quest’ultimo che, a novembre scorso, chiamato a rispondere in Parlamento da un’interrogazione del vice presidente della Camera in quota Forza Italia, Simone Baldelli, il ministero dell’Economia non è stato in grado di fornire. Spiegando, con l’allora sottosegretario e oggi vice ministro Enrico Zanetti, che non era possibile “comunicare dati su eventuali casi di restituzione del bonus”, rinviando alla “consueta analisi statistica sulle dichiarazioni fiscali” del Dipartimento delle Finanze “pubblicate sul proprio sito internet, entro il mese di marzo 2016”. Stessa scadenza anche per conoscere il numero esatto dei beneficiari degli 80 euro stimato a novembre, come detto, intorno agli 11,7 milioni. Marzo è arrivato e Baldelli è tornato alla carica riproponendo, praticamente identica salvo piccoli aggiornamenti, la stessa interrogazione. “Così vedremo se stavolta il governo si presenterà a rispondere con numeri certi in mano – spiega il deputato azzurro a ilfattoquotidiano.it –. Anche per sapere a quanti italiani, dopo aver distribuito a rate mensili gli 80 euro, l’esecutivo ha chiesto indietro, ma stavolta in un’unica soluzione, l’intero ammontare del bonus”.
ERRORI PRECOMPILATI Dal 15 aprile dell’anno scorso, “in via sperimentale”, ricorda l’interrogazione, “l’Agenzia delle entrate ha messo a disposizione dei titolari dei redditi di lavoro dipendenti e assimilati, il modello 730 precompilato, che può essere accettato o modificato”. Per ottenere il bonus, “nella precompilazione della dichiarazione semplificata”, è necessario “inserire anche il dato concernente il cosiddetto bonus Irpef”. Ma “una certa quantità di contribuenti si è ritrovata nelle condizioni di dover restituire” gli 80 euro, “soprattutto a causa della scarsa attendibilità del modello compilato dagli uffici delle imposte, in particolare per quanto riguarda le detrazioni”. Al riguardo, “gli utenti hanno più volte segnalato che nel sistema di precompilazione vi erano dati parziali o addirittura errati”. Ad esempio, “mancando l’indicazione dei giorni lavorati”, il software “ha rilevato più di 365 giorni lavorativi, azzerando dunque il numero e facendo in modo che il contribuente” perdesse “il diritto a detrazioni e bonus”. Senza i quali “c’è il rischio di finire fuori dai parametri e di doverlo addirittura restituire”.
NUMERI INCERTI Per questo Baldelli ha deciso di reiterare la sua interrogazione al governo. Per sapere quali iniziative il ministero dell’Economia “intenda intraprendere al fine di fornire dati ufficiali” su “quanti siano i beneficiari del bonus di 80 euro e quanti di questi, a causa degli innumerevoli errori dovuti alla compilazione della dichiarazione semplificata dei contribuenti, siano stati costretti a restituire tale bonus”. Sarà la volta buona?
Twitter: @Antonio_Pitoni