Nunzio Perrella è il boss che negli anni Ottanta ha portato la camorra nel business della monnezza. Collaboratore nel 1992, poi uscito dal programma di protezione, ora è pronto a raccontare ai magistrati gli ultimi segreti sugli sversamenti illeciti, dal Sud al Nord, incluso in provincia di Napoli. "Temo per la mia vita. Chiedo protezione e che i colpevoli non restino impuniti come allora"
“C’è un terreno, mai sequestrato, che è una vera e propria discarica abusiva dove sono stati smaltiti i liquidi dell’Italsider e altri rifiuti tossico-nocivi. Si trova vicino a centinaia di appartamenti, a Licola, in provincia di Napoli”. Nunzio Perrella, boss pentito, assistito dall’avvocato Fernando Rossi, consegna questa rivelazione in esclusiva a ilfattoquotidiano.it.
E’ pronto a raccontare tutto subito agli inquirenti, ma ha paura. “Io sono disposto a parlare con i magistrati, ma temo per la mia vita. Mi diano il cambio delle generalità, la protezione e finisca diversamente da come finì 20 anni fa quando raccontai per primo il sistema criminale e molti sono rimasti impuniti. Io denunciai tutto ma ho notato che alcuni soggetti sono stati coinvolti altri non sono stati ‘toccati’”.
Nunzio Perrella è stato boss di camorra, si è pentito nel 1992 e dei traffici di rifiuti tossici sa tutto perché ha fatto entrare la camorra nel ciclo. Dalle sue dichiarazioni seguì un’inchiesta, quella Adelphi, finita tra assoluzioni e prescrizioni e pochissime condanne. Questa è la seconda parte del suo racconto esclusivo a ilfattoquotidiano.it (leggi la prima parte).
“Negli anni ottanta è stata realizzata una lottizzazione edilizia a Licola. Oggi ci sono centinaia di appartamenti. Durante la costruzione, in un’area adiacente, sono stati scaricati i liquidi dell’Italsider. Uno schifo. Nella zona verde ci sono le case, nella zona rossa c’è pattume tossico nocivo”. Perrella ci mostra la pianta della zona dove indica l’area dove sono interrati i rifiuti.
Racconta anche altro. “Quando ho fatto rifiuti tossici io li portavo tra Pianura e Agnano, a Napoli, i camion con i rifiuti li scaricavo in un canalone che abbiamo riempito di pattume, ma nessuno ha mai controllato né verificato”.
Perrella da qualche anno è uscito dal programma di protezione. Ha confessato i suoi crimini, traffico di armi, droga, e poi i rifiuti e ha pagato per le sue colpe. Al termine del programma di protezione ha rimediato anche una condanna per evasione dai domiciliari. “Ho pagato anche per questo, per tutti i miei errori. Ma 22 anni dopo quelli che io ho denunciato sono ancora attivi. Non è giusto, di chi è la colpa?”. A ilfattoquotidiano.it aveva già raccontato tutti i suoi affari dalla cocaina alle armi passando per l’edilizia e il sacco ambientale, ma soprattutto nomi e cognomi di chi nel ciclo dello smaltimento c’era prima e dopo la camorra.
Per Perrella la spattatura è ancora ricchezza. Fu lui, nel 1992, a spiegare che la monnezza è oro. “Io guadagnavo 10 lire al chilo, 200 milioni di lire al mese solo con i rifiuti domestici senza considerare quelli speciali. La monnezza allora era oro perché si guadagnava un sacco e si rischiava pochissimo. Oggi c’è una beffa assurda. I produttori sono tornati in sella, i proprietari delle discariche si sono riciclati e alla fine hanno lasciato allo stato la spazzatura, ma i soldi non si trovano più. Sono stati riciclati”. Per lui la Campania non è l’unica area di smaltimento di tonnellate di rifiuti industriali. “Ci sono altre aree contaminate nel centro-nord, bisogna intervenire subito”.