Le “gazebarie” in salsa cacio e pepe, peraltro discretamente partecipate, hanno consegnato agli elettori di centrodestra un piacevole amarcord: Guido Bertolaso è il candidato di Forza Italia per il Campidoglio. Il nome del (fu) vicerè dei governi targati Berlusconi è, per i più giovani, un illustre sconosciuto, o al massimo, un deja vu, una reminiscenza di emergenze e terremoti, grandi eventi e piscine “quasiolimpioniche”. D’acqua n’è passata sotto i ponti della Capitale: i massaggi del “Salaria Sport Village”, le risate di Merkel-Sarkò e la caduta del Principale, Monti e il suo inseparabile spread, il treno Bersani-Letta sola andata. Tutto finito. Oggigiorno, nell’anno 2 d.R. (dopo Renzi), un Parlamento diversamente rappresentativo e un Esecutivo gagliardo (ai limiti del coatto) stanno mettendo mano, uno dopo l’altro, ad interi settori del diritto e della vita democratica in uno sforzo (tuttavia) meritorio di riforma.
Di tempo, per altri aspetti, non n’è passato poi tanto: ad ogni nuvolone (non solo in senso meteorologico) la Capitale affonda nelle continue emergenze: il Comune, oggi Roma Capitale, è continuamente sull’orlo del dissesto, le buche sulle strade si moltiplicano, così come i ratti e i gabbiani. La città, poi, è inondata d’immondizia e alla “differenziata” ci pensano i rom, così come all’accoglienza dei turisti alla Stazione Termini. Non va diversamente nei palazzi del potere, dove imperversa “il mondo di mezzo” e gli appalti (a dire della Guardia di Finanza) sono più truccati delle prostitute che affollano Viale Marconi by night. In quest’aria da fine impero, parlare di emergenza è francamente un eufemismo. Eppure il Signor G. di emergenze (e affini) ne sa notoriamente a bizzeffe: durante i quasi dieci anni alla guida della Protezione Civile ha fronteggiato, con alterni risultati, il Giubileo del 2001, il terremoto di San Giuliano in Puglia, i funerali di Papa Giovanni Paolo II, la strage del treno di Viareggio, l’alluvione di Messina e il terremoto de L’Aquila del 2009.
Proprio per le sue scelte in qualità di capo della Protezione Civile, Bertolaso sarà presto alla sbarra nel processo “Grandi Rischi bis” per i morti del terremoto de L’Aquila del 2009, costola di quel “processo alla scienza” che si è da poco concluso, con un sostanziale nulla di fatto, nei confronti degli esperti della Commissione Grandi Rischi e del suo vice De Bernardinis. In ogni caso, rinuncerà alla prescrizione, o per lo meno così ha dichiarato ai giornalisti. Questa volta il dottor Bertolaso, figlio prediletto di colui che era considerato “Unfit” da The Economist, dovrà confrontarsi con una concorrenza agguerrita, capitanata da quella Virginia Raggi che lo stesso settimanale della perfida Albione ha esaltato definendola “uno shock”, nonché dall’evergreen Roberto Giachetti. Tanto per cominciare col piede giusto, all’esordio di domenica sera da candidato sindaco a In onda, si è presentato così: “La Meloni deve stare a casa e fare la mamma“, spazzando via in un batter di ciglia settimane di martellamento su diritti civili e parità dei sessi e creando un comprensibile strascico di polemiche. Decisionista e gaffeur, come il Principale, il Signor G. è tornato per l’emergenza Capitale. Chissà che questa volta, oltre al massaggio, possa esserci l’happy ending.