“E’ vero che mi volevi uccidere?”.”Sì, è vero”. Poi l’abbraccio, in lacrime. Si sono incontrati per la prima volta ieri a Regina Coeli, alla vigilia del suo terzo interrogatorio e a più di due settimane dall’omicidio di Luca Varani. Qui Manuel Foffo ha confermato al padre, Valter, quanto aveva già confessato nei giorni scorsi. E che cioè dietro il delitto – per il quale è stato arrestato anche il complice Marc Prato – si annidava la sua volontà di ucciderlo. Un omicidio avvenuto dopo sevizie e torture inferte sul corpo della vittima e che i magistrati credono possano essere state pubblicate online. Per questo la Procura di Roma, scrive il Corriere della Sera, ha disposto il sequestro di un pc di Prato, anche se il dispositivo quella sera non si trovava a casa di Foffo, dove Varani è stato ucciso. Ma il video potrebbe “essere stato messo in rete attraverso i canali (siti, social) ‘specializzati’ nella ripresa di pratiche sessuali estreme e del relativo scambio di immagini”. Peraltro Foffo al magistrato di Roma che indaga sull’omicidio ha anche chiesto di controllare e sequestrare i cellulari di Prato perché al suo interno avrebbe visto “video con stupri di donne e atteggiamenti pedofili”.
Nel corso dell’interrogatorio, durato circa quattro ore, Foffo ha definito quanto ha fatto una cosa “agghiacciante” e ha avuto anche parole di rimorso per la famiglia di Varani. “Non so come potrò mai scusarmi con i genitori di Luca”, ha detto al pm. Gli inquirenti hanno voluto fissare dei punti fermi in una vicenda che appare ancora piena di lati oscuri, soprattutto per quanto riguarda le responsabilità. In una saletta del carcere, Foffo ha risposto alle domande del magistrato soprattutto per quanto riguarda la fase successiva all’assassinio. Il buco di circa 36 ore intercorse tra l’omicidio e la decisione di Foffo di costituirsi ai carabinieri per confessare quanto avvenuto in via Igino Giordani. Al termine l’avvocato Michele Andreano, difensore del giovane, ha spiegato che il ragazzo “appare molto provato”. “Ancora non ricorda perfettamente i dettagli di questo terribile delitto e quindi abbiamo sospeso ma ci saranno ulteriori incontri con il pm. Manuel ha spiegato bene la sua posizione. Ricorda chiaramente cosa è accaduto in quella casa ma ancora ci sono ancora dei vuoti. Ha ribadito la sua versione, sulla dinamica non ci sono grandi variazioni siamo ora ai dettagli su quanto successo”. Domani la ‘parola’ passa a Prato che verrà ascoltato dagli inquirenti. Si tratta del primo confronti diretto tra il pm e l’arrestato dopo l’interrogatorio di garanzia. Chi indaga spera di ottenere anche da lui una confessione piena su quanto compiuto nell’appartamento del Collatino.
La famiglia di Varani: “Chiediamo la pena di morte” – Sul Corriere interviene anche il padre di Foffo, Walter, che, dopo avere definito suo figlio “un ragazzo modello, contro la violenza, molto buono”, racconta di come sia “pentitissimo e praticamente annullato” perché “ha capito cosa ha combinato e per questo motivo viene imbottito di calmanti”. E il 15 marzo, in un’intervista a Repubblica, Walter Foffo ha espresso il desiderio di “chiedere scusa ai Varani per quello che è successo”. Ma i familiari della vittima, parlando alla Stampa, respingono questa possibilità. “Il padre di Manuel Foffo ci vuole incontrare per chiedere perdono? E con quale coraggio si presenterà? Noi non vogliamo vedere nessuno. Noi non perdoneremo nessuno. Anzi, noi chiediamo la pena di morte. E se proprio volete aiutarci voi giornalisti, fate una raccolta di firme per chiedere la pena di morte per quei due lucidi assassini”. Una zia di Varani, poi, aggiunge: “Se non proprio la pena di morte, quanto meno ci vuole l’ergastolo per quello che hanno fatto a mio nipote. Ma l’ergastolo vero, quello per cui non si esce più dal carcere. Perché adesso quei due vogliono passare per pazzi o esauriti e così possono avere uno sconto di pena. E noi qui con il nostro dolore immenso. Dolore, dolore, e ancora dolore”.