Una notizia bellissima, un altro piccolo grande regalo di Obama alla fine del suo mandato presidenziale alla nazione, al pianeta, al futuro. Il regalo è qui: il giorno 15 marzo 2016 il governo Usa ha deciso di ritirare il suo piano di aprire l’Oceano Atlantico ai sondaggi sismici e alle trivelle in Virginia, North Carolina, South Carolina e Georgia. Fanno 800mila km quadrati di Oceano Atlantico salvo. Spero che sarà un regalo e un esempio anche per l’Italia che si appresta a votare, e spero a votare al mare pulito, il giorno 17 aprile 2016.

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Perché Obama ha deciso questo? Il segretario dell’interno Sally Jewell ha spiegato che sono stati letteralmente sommersi di pareri negativi da parte di cittadini, dozzine e dozzine di comunità costiere, sindaci e rappresentanti governativi di ogni colore politico. Si doveva iniziare a lottizzare il mare nel 2017 e invece se ne riparlerà, forse, nel 2022.

Sono arrivate al governo la bellezza di un milione di osservazioni. Per la precisione, oltre a centinaia e centinaia di “no” dai residenti, ci sono state 104 città, 100 rappresentanti del Congresso, 660 politici locali, 750 attività commerciali, innumerevoli editoriali dalla stampa locale e nazionale, che si sono dichiarati contrari a airgun e petrolio in Atlantico. Pure la Nasa aveva detto no. Temono tutti le conseguenze delle trivelle sulla vita marina, sul turismo, sulla salute e sulla qualità di vita dei residenti.

Ci sono qui 1,4 milioni di posti di lavoro e quasi 100 miliardi di fatturato nell’industria della pesca e del turismo.  E non c’è spazio per le trivelle. Sally Jewell dichiara: “When you factor in conflicts with national defense, economic activities such as fishing and tourism, and opposition from many local communities, it simply doesn’t make sense to move forward with any lease sales in the coming five years”. In ballo c’erano 4 miliardi di barili di petrolio e 850 miliardi di metri cubi di gas. Finanche il Pentagono si è dichiarato contro perché le attività petrolifere avrebbero potuto interferire con le esercitazioni navali della marina americana.

Ovviamente, i petrolieri hanno gridato alla catastrofe: “E’ una decisione da estremisti”, “soffrirà l’industria del petrolio e del gas”, “aumenterà il costo dell’energia”, “diminuiranno i posti di lavoro e gli investimenti, “diminuiranno gli introiti governativi”, “diminuirà la sicurezza energetica”. Tutte parole di Jack Gerard, il presidente dell’American Petroleum Institute che vede solo una gran tragedia.

Ancora più pattriottica Karen Harbert, presidente dell’Istituto per l’energia del 21esimo secolo che dice che chiudere l’Atlantico alle trivelle “è stato un regalo agli estremisti dell’elettorato a spese della sicurezza energetica e dell’economia americana”. Sono le stesse cose che dicono i fossilizzatori italici – uguale uguale. Ma chiunque non abbia interessi personali (e cioè chiunque non sia affiliato all’industria del petrolio) non può che applaudire la decisione di Obama. E infatti arrivano ringraziamenti da tutta la costa: cittadini, sindaci, associazioni ambientaliste.

Ma come si era arrivati all’idea di trivellare l’Atlantico? Beh, occorre fare qualche passo indietro. E’ dal 1981 che esiste il divieto di trivellare la costa pacifica ed atlantica, una decisione che nacque dallo scoppio di Santa Barbara nel 1969 e che trasformò il paradigma petrolio-benessere in petrolio-maledizione. La California cambiò le sue leggi e pian piano arrivò alla moratoria federale del 1981 che impose una fascia di rispetto di 160 chilometri da riva. Si era deciso già allora che turismo e trivelle non possono coesistere. I petrolieri hanno sempre cercato di mettere pressione per addolcire questa moratoria, ma non ci sono mai riusciti.

Nel 2014 l’amministrazione Obama decide di aprire l’Atlantico alle trivelle, dimezzando la fascia protettiva, da 160 a 80 chilometri.

Non è mai stato chiaro perché. Forse perché c’erano le elezioni di medio-termine e voleva aiutare i democratici in corsa in Stati dove l’elettorato repubblicano è forte, ed in generale favorevole alle trivelle? Forse perché già allora pensava di bocciare il mega-oleodotto della discordia, Keystone XL, che avrebbe portato il petrol-bitume dal Canada fino ad Houston e non voleva apparire troppo “estremista”? Non si sa. Fatto che sta che a novembre 2015 Keystone venne bocciato, e fatto sta che forse nemmeno Obama poteva aspettarsi l’enorme scroscio di “no grazie” che gli arrivò in merito alle trivelle in Atlantico, sia da parte dei repubblicani che dei democratici.

Cosa impariamo da questo? Beh, intanto che qui si parlava di fare airgun e trivelle a 80 chilometri da riva, e che con queste decisione si tornerà ad una barriera protettiva di 160 chilometri. Credo di averlo detto mille volte: visto che in Europa ci piace sempre copiare le cose sciocche degli americani, caro Matteo Renzi, perché non copiamo queste cose qui? Decidiamo anche noi italiani di mettere una fascia di rispetto di 160 chilometri, e mettiamola noi e i croati. Il risultato sarebbe l’Adriatico totalmente chiuso alle trivelle, perché l’Adriatico è largo proprio 160 chilometri.

In secondo luogo questa decisione significa che veramente i petrolieri sono arrivati alla fine: se pure stati repubblicani e conservatori sono contro le trivelle, e se si sono resi conto che turismo e trivelle non possono coesistere pure in Virginia, allora è proprio il momento di cambiare registro.

I petrolieri, negli Usa e in Italia, continueranno a presentarci scenari apocalittici, a dire che non si può. Continueranno ad essere quelli di ieri, e non quelli di domani. E’ normale. Hanno paura, hanno qualcosa da perdere: soldi. Ma non è vero che senza petrolio l’umanità non potrà andare avanti. L’uomo ha sempre affrontato ogni sfida con intelligenza e siamo riusciti a superare tutte, ma proprio tutte le sfide che la storia ci ha presentato dall’uomo sulla luna, alla levitazione magnetica. Certo che si può arrivare ad un futuro rinnovabile, senza petrolio, senza trivelle. Lo si deve solo volere. L’essere umano è più intelligente dei buchi. Vota, e vota sì, il giorno 17 aprile 2016.

Qui le immagini dell’Atlantico salvo dalle trivelle e la fascia protettiva di 160 km degli Usa 

 

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