Marco Bongi è non vedente a causa di una retinite pigmentosa. Laureato in Giurisprudenza, nel 1989 ha fondato l’Associazione Piemontese Retinopatici ed Ipovedenti di cui oggi è presidente. Ha lavorato nel settore dell’informatica e ha insegnato Diritto ed economia in un istituto superiore di Torino ed è vice presidente dell’Unione Ciechi d’Europa. Autore di diversi libri tra cui “Sulla punta delle dita” e “Non ti posso vedere” ha inviato questa lettera. Avevo già ospitato una segnalazione di Bongi perché mi piace dare spazio a storie o, come in questo caso, considerazioni che difficilmente riescono ad avere risonanza mediatica.
Annalisa Minetti: risparmiaci, per favore
Domenica scorsa durante la trasmissione “Domenica Live” condotta da Barbara D’Urso, la cantante cieca Annalisa Minetti ci ha “deliziato”, per l’ennesima volta, con discorsi riguardanti prossimi interventi miracolosi che le consentiranno di guarire dalla retinite pigmentosa. Mezz’ora di parole tanto torrenziali quanto inconcludenti. Affermazioni tipo: “Io non uso il bastone bianco o il cane-guida perché voglio essere una donna come le altre”, seguite da piagnistei sul diritto a guarire… e sull’ignoranza di chi la accusa di alimentare false speranze in migliaia di malati. Insomma, un diluvio di luoghi comuni, banalità, illusioni a buon mercato.
Ciò che però più ci ha addolorato è stato il trattamento riservato all’amico Rocco Di Lorenzo, presidente dell’Associazione Retinopatici e Ipovedenti Siciliani (A.R.I.S.-onlus). A lui è stato concesso, sì e no, un minuto e mezzo di un’intervista registrata. Nessun contraddittorio, nessuna possibilità di controbattere il “comizio” della Minetti. Di Lorenzo, da noi contattato subito dopo la trasmissione, ci ha confidato addirittura di non sapere neppure che la sua intervista sarebbe stata mandata in onda.
Da parte nostra, dunque, lo abbiamo già detto altre volte, non chiederemo alcun diritto di replica. Questi sarebbero ben capaci di farci fare la figura dei “pirla” anche se riuscissimo a dire cose sacrosante come: non si scherza con la disperazione dei malati, non è moralmente lecito farsi pubblicità sulla pelle di chi soffre, non è giusto illudere i non vedenti allo scopo di risollevare una popolarità ormai ridotta al lumicino.
Non chiederemo diritti di replica a chi non merita la nostra attenzione ma, al contrario, inviamo attraverso la rete questo nostro appello in cui solleviamo la nostra voce indignata.