Gli attacchi di panico hanno una loro funzione e non devono essere eliminati.
Sono sgradevoli certo, ma hanno l’importante compito di informarci sul nostro stato interno. Teoricamente dovremmo essere informati su come stiamo, ma in pratica spesso non è così: la nostra giornata è sempre ricca di stimoli esterni, di cose da fare, di problemi da risolvere, mettiamoci poi che certi pensieri o certi stati d’animo non ci piacciono così con la scusa degli impegni non gli diamo la giusta attenzione, li ignoriamo e allora questi emergono prepotentemente quando si sta per prendere una strada pericolosa, attivando tutti i segnali di allarme, sì perché un attacco di panico è un segnale di allarme, come lo è quello che si spinge in ascensore se si blocca o che attiva certi sensori se c’è una fuga di gas, servono a segnalare un problema.
Non elimineremmo l’allarme per la fuga di gas, è una questione di sicurezza, così non dobbiamo eliminare l’attacco di panico quando compare, ma semplicemente dobbiamo capirlo, ricostruirne la coerenza.. Per Anna si è manifestato con un grande formicolio alle mani e ai piedi, con il battito cardiaco talmente accelerato che il cuore sembrava dovesse esploderle; per Rita si è manifestato con un senso di chiusura alla gola e di mancanza d’aria, non riusciva, o almeno così le sembrava, a respirare; per Federico si è manifestato con un forte senso di vertigine e sbandamento e la convinzione di essere sul punto di svenire.
Sono solo alcuni dei modi in cui si manifesta il disagio, quello che tutti gli attacchi di panico hanno in comune è il senso di perdita controllo e di pericolo imminente. Nella maggior parte dei casi l’unico vero pericolo è quello di non riuscire a mettere d’accordo: quello che si vorrebbe fare con quello che si sente di poter fare, quello che ci viene richiesto con quello che si vorrebbe effettivamente, quello che si vede con quello che si percepisce…
Anna aveva iniziato a cercare casa con il suo ragazzo, è proprio in una delle case visitate che è arrivato il primo attacco di panico. Ad una analisi successiva aveva preso consapevolezza del fatto che non si sentiva per niente pronta a lasciare la casa dei suoi genitori, a rinunciare alla loro protezione, a prendersi le sue responsabilità, non si sentiva autonoma, il suo ragazzo poi non sembrava così affidabile.
Rita aveva avuto la sua prima crisi in macchina, in autostrada, mentre andava dal suo compagno che abitava in un’altra città. Stavano insieme da alcuni anni e lui premeva per definire meglio la loro storia, per mettere su casa insieme, nella città di lui o di lei. Rita avrebbe dovuto prendere una decisione, anche lei non si sentiva ancora pronta a fare cambiamenti, era ancora molto legata alla sua famiglia – sua madre e suo fratello, suo padre era morto tanti anni prima – se fosse andata da lui le sarebbe sembrato di venire meno ai doveri verso la famiglia, d’altra parte se anche si fosse avvicinato lui le sarebbe venuto meno il senso di libertà che provava ad allontanarsi dai doveri quotidiani. Probabilmente se lui non avesse insistito tanto forse sarebbe rimasta per sempre in questa situazione, ma quello di lui era stato quasi un aut aut e non può più ignorarlo senza rischiare di perderlo.
Federico ha avuto la prima crisi in ufficio. Sua moglie era cambiata e non se ne era reso conto. Loro lavoravano presso la stessa azienda e aveva cominciato a vederla spesso in giro con un altro collega. Successivamente aveva ricostruito che un giorno in particolare nell’osservarli insieme davanti alla macchinetta del distributore automatico di caffè gli si era come composto un puzzle di cui aveva raccolto i pezzi nel tempo. Probabilmente percepiva già da tempo che lei si stava allontanando ma non riusciva a mettere d’accordo questo dato con l’immagine affettuosa è disponibile che aveva della moglie, con la difficoltà di darsene una spiegazione e con la paura della crisi e del possibile cambiamento.
Quando la sofferenza spunta dal nulla, proviamo a fare un’analisi del passato a breve, medio e lungo termine, delle esperienze vissute che possano dare coerenza: la maggior parte degli attacchi di panico ha una storia e noi dobbiamo provare a ricostruirla.