Nella candidatura di una donna a Milano, l’M5S doveva crederci di più. Ringrazio Patrizia Bedori per l’ammonimento che lascia. Sulla condizione odierna delle donne in politica. Patrizia ha rinunciato alla sua candidatura a portavoce del Movimento 5 stelle a Milano perché non se la sentiva di sopportare il peso di quell’impegno; ma soprattutto – sono certa – perché era stufa di sentire tutta quella serie di commenti che la rete i social le riservavano e che miravano in modo particolare alla sua fisicità, alla sua condizione lavorativa e sociale… in poche parole, alla sua condizione di donna.
Mi spiace che Patrizia Bedori abbia gettato la spugna. Mi spiace tutte le volte che lo fa una donna che decide di rinunciare alla sua passione per la politica. Devo però constatare – e la cosa mi amareggia ancora di più – che il gruppo di cui fa parte, ovvero il Movimento 5 Stelle, non ha fatto nulla per farla tornare sui suoi passi o per mettere a tacere con forza quelle voci diffamanti e offensive che nei suoi confronti circolavano. È davvero limpida la coscienza dei militanti pentastellati? Nessuno di loro è stato complice delle basse insinuazioni rivolte a Patrizia Bedori e che la stessa ha denunciato? È stata definita “brutta e grassa”; è stata sempre accentuata la sua condizione di “disoccupata” e “casalinga”, tra l’altro come se ci si dovesse vergognare. L’aver cura della casa, della famiglia, non è forse una professione faticosa e carica di responsabilità come tutte le altre? Ma siamo sempre lì! La politica è ostaggio di certi retaggi del passato e degli stereotipi: se non rispondi a canoni ben precisi parti svantaggiata; il peggio è che alcune pretese – su bell’aspetto ed estetica – sono soprattutto a svantaggio delle donne, che devono scontare le inclinazioni di una società biecamente maschilista che di sostanza hanno ben poco.
Eppure i 5 stelle – bisogna riconoscerlo – hanno avuto il merito di candidare nelle maggiori città italiane – Milano (prima che la Bedori rinunciasse), Roma e Napoli – figure femminili. Ma perché non sostenere con forza il nome scelto nel capoluogo lombardo, come invece pare si stia facendo nella Capitale? Patrizia, nel momento della sua nomina, meritava tutta la vicinanza dei suoi compagni di partito. Invece, mi risulta, in molti hanno cominciato ad esprimere riserve e critiche, sino addirittura ad abbandonare il Movimento; tant’è che adesso si fa il nome di Giuseppe Corrado come probabile sostituto, arrivato terzo alle consultazioni per la scelta del portavoce. Questo perché chi si era classificato al secondo posto, Livio Lo Verso, non è più disponibile. Subito dopo la scelta ha deciso di andarsene, sbattendo la porta e certamente non mettendosi a disposizione della Bedori per la sua campagna elettorale. Chissà se la Bedori fosse stata una persona diversa come sarebbe andata a finire. Se fosse stata più forte, certo; oppure se fosse andata più a genio a Beppe Grillo, a Giandomenico Casaleggio o persino a Dario Fo. E se fosse stato un uomo? Avrebbe avuto più chanches… Più possibilità di farcela? Quest’ultimo è un brutto dubbio ma rimane.