Si erano guadagnate questo incontro al ministero con le unghie e con i denti. Tre giorni di protesta su un’impalcatura, al freddo e al gelo, protesta partita il giorno della festa delle donne, l’8 marzo. Sono le otto maestre precarie della rete Usb di Roma. Oggi era il giorno fatidico dell’incontro con Marianna Madia, ma il ministro della Funzione Pubblica ha dato loro buca. Alla delegazione dell’Usb (Unione sindacato di base) che doveva essere ricevuta nel primo pomeriggio alle 13.30 a Palazzo Vidoni, la Madia ha fatto trovare soltanto un comunicato rilasciato all’Ansa nel quale rinvia tutto al mese prossimo, quando i comuni sollecitati dal ministero comunicheranno i dati sui precari nelle scuole. Eppure un’ora prima aveva incontrato la delegazione dei ricercatori Usb. “Da donna non ha voluto incontrare le donne precarie che hanno manifestato l’8 marzo, siamo amareggiate, la Funzione pubblica non ha i dati sui precari ma se ci avesse permesso di incontrarla noi le fornivamo tutto, siamo cinquemila a rischio disoccupazione nelle scuole d’infanzia e negli asili nido di Roma”, spiega Jessica Amadei, tra le protagoniste della protesta iniziata nel girono della festa della donna. “Ci hanno sfruttato per vent’anni e da giugno ci lasciano a casa, andremo ad alimentare la fetta di disoccupati già accresciuta dai nostri colleghi di Napoli, Torino e altre città”, continua Irene Germini, un’altra maestra precaria salita anche lei sull’impalcatura per protesta. “Non siamo contemplati nei concorsi, c’hanno permesso di insegnare per anni senza abilitazione e adesso lo Stato ci scarica, ma siamo il 90% donne, incrementi la disoccupazione femminile quando le norme europee ci impongono il contrario”
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