Non ha retto alle accuse di pedofilia padre Virgilio Elizondo e si è suicidato. Il sacerdote, uno dei leader del movimento della teologia della liberazione, si è tolto la vita con un colpo di pistola alla tempia nella sua casa di San Antonio in Texas. Padre Elizondo aveva 80 anni ed era un teologo di fama mondiale. Professore presso l’Università di Notre Dame ed ex rettore della San Fernando Cathedral, secondo le prime ricostruzioni, si sarebbe tolto la vita proprio per non aver retto alle accuse di pedofilia. Era stato, infatti, denunciato, nel maggio 2015, da un uomo che sostiene di aver subito abusi da parte del sacerdote nel 1983. Padre Elizondo ha sempre negato gli episodi che gli venivano contestati, ma alla fine non ha retto alla pressione delle pesanti accuse che gli erano state fatte.
Figlio di immigrati messicani e nato a San Antonio, padre Elizondo è stato ordinato sacerdote nel 1963 e nei primi anni Settanta ha partecipato alla lotta per i diritti dei lavoratori del suo Paese di origine. Nel 1972 ha fondato il Mexican American Cultural Center, ora chiamato Mexican American Catholic College, un centro di ricerca e di formazione per i leader pastorali che arrivano da ogni parte degli Stati Uniti e dall’America latina. E nel 2000 Timelo ha inserito nella lista dei principali leader spirituali americani. “Padre Virgilio – ha affermato l’arcivescovo di Los Angeles, monsignor José Horacio Gómez – è stato una figura paterna per un’intera generazione di giovani latinos. La Vergine di Guadalupe, che lui amava molto, lo accoglierà con compassione materna”.
La storia di padre Elizondo è soltanto l’ultima vicenda che vede un sacerdote della Chiesa cattolica al centro di accuse di pedofilia. Dopo l’Oscar per Il caso Spotlight, a far rumore nelle ultime settimane è stato il caso del cardinale australiano George Pell, interrogato per quattro giorni dalla Commissione nazionale d’inchiesta del suo Paese sulle sue responsabilità quando era arcivescovo di Melbourne sulla gestione dei preti della sua diocesi che hanno commesso abusi sessuali sui minori. Le vittime di quelle violenze, infatti, lo accusano di aver coperto i sacerdoti pedofili e di aver insabbiato centinaia di crimini.
Ma la pedofilia è tornata recentemente al centro del dibattito dell’opinione pubblica anche in Europa con la vicenda del cardinale di Lione Philippe Barbarin, accusato di aver coperto due sacerdoti che si sono macchiati di questo reato. Entrambi i casi di abuso, però, sono avvenuti quando il porporato non era alla guida dell’arcidiocesi. Quello che viene contestato al cardinale dalle vittime è di non aver rimosso dai loro incarichi i responsabili delle molestie sui bambini. Una vicenda che ha diviso tutta la Francia con il premier Manuel Valls che ha attaccato Barbarin chiedendo le sue dimissioni: “Si assuma le sue responsabilità. Parli e agisca. Non mi aspetto parole, ma fatti”. Immediata la replica del porporato: “Consiglierei a Manuel Valls di moderare le sue affermazioni. Ma non ha altro da fare che pronunciarsi su un dossier che non conosce, visto che i magistrati non comunicano gli elementi della procedura? Sono stupefatto”.
Il tema della pedofilia del clero è stato anche al centro della prolusione del cardinale Angelo Bagnasco alla sessione primaverile del Consiglio permanente della Cei: “Com’è noto, i vescovi italiani sono stati tra i primi a mettere in essere con rigore le indicazioni della Santa Sede in ordine all’accertamento degli addebiti e all’erogazione delle pene, e hanno rafforzato le strutture di recupero nonché i criteri di prevenzione” . Parole, quelle del presidente della Conferenza episcopale italiana, che non coincidono affatto con quanto affermano le linee guida della Cei sul contrasto della pedofilia che non prevedono l’obbligo di denuncia alle autorità civili. Una posizione totalmente contraria a quella ribadita più volte da Papa Francesco e dalla Santa Sede.