Dallo scorso anno sono stati segnalati in paesi tropicali e subtropicali del Sud America numerosi casi di microcefalia, un difetto dello sviluppo fetale del cervello. Il difetto è presente alla nascita ed è evidente perché la testa del neonato è abnormemente piccola, soprattutto in relazione alla parte posteriore del cranio. Il bambino è portatore di un grave ritardo e spesso muore entro pochi anni.

Brasile, disinfestazione dal virus Zika a Rio de Janeiro

La malattia può avere varie cause, ma quando si osserva un aumento improvviso della sua frequenza i medici sospettano una causa epidemica, che agisce su una percentuale rilevante della popolazione. Vari studi sperimentali ed epidemiologici indicano che l’epidemia attuale di microcefalia in Sud America potrebbe essere dovuta ad una infezione virale contratta dalla madre nel primo trimestre di gravidanza. Il virus responsabile potrebbe essere quello chiamato Zika (dal nome della regione dell’Uganda in cui è stato isolato la prima volta). Perché un virus isolato la prima volta in Uganda dia oggi all’improvviso un’epidemia in Brasile e dintorni non è chiaro, ma è verosimile che il virus, sebbene relativamente raro, avesse una distribuzione relativamente ampia e che un ceppo Brasiliano o Sud Americano abbia subito una mutazione che lo ha reso più virulento. In effetti il virus attualmente epidemico in Sud America assomiglia di più ad una variante genetica presente nella Polinesia che all’isolato Africano originale

Quello che è certo è che Zika appartiene alla famiglia dei flavivirus, che sono trasmessi attraverso la puntura di insetti, in questo caso zanzare del genere Aedes (che include la zanzara tigre, presente ormai anche in Italia). Questo dato è abbastanza allarmante perché essendo diffuse le zanzare vettrici, l’epidemia può facilmente estendersi da un continente all’altro: basta che un turista ritorni infetto da un viaggio in un paese ad alta endemia perché le zanzare facciano il resto e provvedano a diffondere l’infezione. Nell’adulto e nel bambino la febbre Zika è una malattia simil-influenzale piuttosto blanda; l’unico rischio reale si verifica nella donna incinta perché il virus attraversa la barriera placentare e infetta il cervello del feto: è infatti dimostrato che il virus ha una forte preferenza per i neuroni embrionali e fetali. Purtroppo al momento non sono disponibili test diagnostici specifici di facile applicazione ed è chiaro che le priorità della ricerca, indicate anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sono due: lo sviluppo di un test diagnostico affidabile e specifico, e lo sviluppo di un vaccino. Sono inoltre raccomandati programmi di contenimento degli insetti vettori.

Ovviamente è sconsigliato alle donne in gravidanza, soprattutto nel corso del primo trimestre, e ai loro conviventi, il viaggio nelle regioni ad alta endemia, anche se le aree epidemiche per la microcefalia sono molto più ristrette di quelle epidemiche per la febbre Zika, segno che il virus più direttamente implicato potrebbe essere una variante locale della specie; è inoltre consigliata l’adozione di precauzioni contro le zanzare. Il problema però potrebbe estendersi ed infatti l’Oms ha proclamato la condizione di emergenza internazionale ed ha stanziato 56 milioni di dollari Usa per i costi degli interventi urgenti e per la ricerca; altri stanziamenti sono previsti in futuro. E’ interessante chiudere con una nota di politica interna: l’ultimo bando nazionale per il finanziamento dei Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale (Prin) per tutta l’Italia e per tutte le aree della ricerca biologica e medica (cosiddette “Scienze della Vita”) stanziava 32 milioni di euro. E’ chiaro quindi che il contributo nazionale italiano alla ricerca su Zika sarà trascurabile o nullo: possiamo solo sperare che quando l’epidemia arriverà in Italia qualcun altro abbia fatto gli studi necessari al nostro posto.

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