Mentre i "grandi" affrontano l'inchiesta giudiziarie sulle primarie di Napoli, i pulcini del Pd non riescono a eleggere il nuovo segretario. Dopo le dimissioni di Antonella Sepe che denunciò il tesseramento "gonfiato", la sfifa fra due deluchiani figli d'arte diventa bagarre. Risultato: rinvio e 2300 iscritti - su 4300 - pronti ad andarsene
Forse ha ragione un militante che dice scorato: “Colpa degli esempi che abbiamo dai ‘grandi’”. E’ il commento di fine serata della sconcertante conclusione del congresso dei Giovani Democratici della Campania in un nulla di fatto tra urla, proteste e minacce di ricorsi. La cronaca di una bagarre con scene da operetta, come quella del garante nazionale che scappa di stanza in stanza con il verbale in mano. Poi il tentativo fallito di procedere alle votazioni nel chiuso di una stanzetta della sede Pd di via Santa Brigida, mentre rimanevano fuori la stragrande maggioranza dei 106 delegati. “Stanno votando, stanno votando” grida qualcuno e il tentativo fallisce, il garante ripone il foglio in una borsa e va via.
E’ il clou di una giornata iniziata con uno strappo violentissimo: 2300 membri Gd sui 4300 totali in Campania pronti a lasciare l’organizzazione, contro la composizione della platea dei delegati e contro un congresso convocato con poche ore di preavviso. La partita si è fermata con un rinvio a chissà quando e l’ennesima figuraccia dem in archivio. La replica in piccolo, e tra i giovani, del dramma che si sta consumando sulle primarie dei ‘grandi’ a Napoli. Proprio nel giorno in cui filtra dalla Procura la notizia che l’indagine su quel che è accaduto ai seggi della periferia partenopea va avanti con la decisione di identificare gli sconosciuti ripresi nei video di Fanpage. I pm hanno scritto alla redazione della testata web per chiedere l’acquisizione dei filmati integrali e senza i pixel che proteggevano il volto dei ‘buttadentro’.
Il congresso Gd della Campania doveva eleggere il nuovo segretario regionale, dopo le dimissioni di dicembre di Antonella Sepe in polemica per tesseramento ritenuto ‘gonfiato’. Erano in lizza Pasquale Stellato, casertano, vice segretario del Pd di Caserta, figlio della deputata Camilla Sgambato e dell’ex consigliere regionale Giuseppe Stellato, e Francesca Scarpato, fidanzata del segretario provinciale dei Gd di Napoli Marco Sarracino, il terzo incomodo delle primarie Pd di Napoli. In una guerra di tessere e correnti tra ‘diversamente deluchiani’ (lo sono entrambi i contendenti), all’appuntamento di giovedì 17 marzo si è arrivati con un carico di tensione non da poco dopo la fine a mazzate della prima convocazione del 10 marzo all’Hotel Oriente.
Poi i blitz: i sostenitori della Scarpato che provano a blindarne l’elezione rieleggendo 48 delegati tutti della sua corrente, i sostenitori di Stellato – appoggiato dal partito campano retto dalla segretaria Assunta Tartaglione – che convocano con brevissimo preavviso un nuovo congresso per il 17 marzo nell’appartamento del Pd di Napoli, una sede fisicamente inadeguata ad accogliere l’evento. Parte la lettera dei 2300 del ‘gruppo Scarpato: “Ci sentiamo traditi: un’organizzazione nazionale che legittima la convocazione di un congresso regionale in questo modo, non può più rappresentarci. Un congresso in cui pare sia impossibile fare sì che la maggioranza degli iscritti possa scegliere il proprio segretario regionale. Pensate se all’ultimo congresso del Pd, Renzi avesse avuto la maggioranza dei voti assoluti ma la minoranza dei delegati a causa della mancanza della certezza del diritto: ecco la situazione della nostra regione. A Roma si è confuso un elenco di delegati in buona parte illegittima con l’organizzazione reale, avallando un congresso gestito non da una segreteria politica ma da una commissione di “garanzia”, mai imparziale fin dai suoi primi atti”.
“Se l’attuale gruppo dirigente nazionale – prosegue la missiva – preferisce regole fatte ad arte a persone reali, non solo deve assumersene la responsabilità, ma soprattutto deve prepararsi alle evidenti conseguenze che ciò comporterà, come un nostro ricorso alla commissione di garanzia nazionale del Pd, in cui denunceremo tutte le assurdità senza alcun fondamento regolamentare avvenute negli ultimi due mesi”. Stellato replica: “Il nostro percorso è perfettamente regolare, strumentale sollevare una questione di regole perché si sta per perdere il congresso”. Poi il caos. “Sono avvilita – dice la Scarpato – non c’è nulla di politico in quello che è accaduto. Avevano pensato, per agevolare qualcuno, di creare un votificio in una stanzetta, senza idee, senza dibattito. Ero l’unica ad aver presentato una mozione congressuale come da regolamento, il mio avversario no. Io amo la mia organizzazione giovanile, sono iscritta da quando avevo 17 anni e qui ho impiegato le mie migliori energie. E non è questo quello che mi aspettavo”.