Valter Foffo, in un'intervista al Messaggero, difende il figlio, indagato insieme al pr romano per l'omicidio del 23enne. E lo fa smentendo la sua omosessualità, nonostante abbia consumato un rapporto orale il 31 dicembre col suo complice
“A noi Foffo non ci piacciono i gay, ci piacciono le donne vere. E mio figlio non è da meno”. Valter Foffo – dopo Porta a Porta – torna a parlare del figlio Manuel, accusato insieme a Marco Prato dell’omicidio di Luca Varani, il 23enne che hanno seviziato, torturato e ucciso dopo un festino di sesso, alcol e droga. E lo difende a partire da un punto fermo: “No, mio figlio non è gay e sì, è stato ricattato da Marco Prato“. L’intervista che rilascia al Messaggero è tutta tesa a smentire l’omosessualità del figlio che con Prato “ha avuto un solo rapporto sessuale lo scorso 31 dicembre” e non, “come è stato scritto”, anche nei momenti che precedevano l’omicidio.
Un rapporto orale che è diventato oggetto di ricatto: “Ha registrato tutto col cellulare – prosegue – minacciandolo poi di diffondere il video; mio figlio – aggiunge – si è sentito stretto in un angolo, me lo ha detto, anche per questo ha accettato di rincontrare Prato, per cercare di convincerlo a cancellare quel filmato“. Nelle sue parole il massacro di Varani rimane sullo sfondo. Sostiene che sia stato Prato a infliggere “la prima e l’ultima coltellata”, che il figlio è “un ragazzo devastato dai farmaci e dalla vergogna”. Ed è convinto “che la droga, la cocaina e chissà quale altre sostanze assunte, abbiano contribuito ad annebbiare la lucidità di Manuel“. Che però, ribadisce ancora una volta, “non era gay” e non voleva uccidere il padre, a differenza di quanto dichiarato in precedenza.
L’intervista compare all’indomani dell’interrogatorio di Manuel Foffo, che davanti ai pm ha ricostruito la cronologia dell’omicidio. Dall’incontro con Prato, alla ricerca a Valle Giulia di una ‘marchetta’, gay o trans. Per trovare qualcuno a cui fare male. Poi l’arrivo di Varani a casa di Foffo, al Collatino, dove è stato torturato e ucciso. Poi si sono addormentati vicini al cadavere e al risveglio sono usciti a bere un drink.
Oggi era il turno di Prato davanti ai pm, ma l’interrogatorio è stato rimandato. Il trentenne detenuto a di Regina Coeli, ha fatto sapere il suo avvocato, si trova nell’infermeria del carcere per motivi di salute e non è in condizione di affrontare l’interrogatorio. Il suo pc, sequestrato nei giorni scorsi, è all’esame degli investigatori per verificare la presenza di un video con le immagini della fase precedente alla brutale tortura e degli ultimi istanti di vita della vittima. Ma le risposte arriveranno non prima della settimana prossima. Il sequestro è stato contestato dall’avvocato di Prato Pasquale Bartolo, che ha presentato istanza di nullità. Il corpo di Luca Varani, intanto, si trova ancora in una cella frigorifera dell’ospedale Umberto I di Roma. I funerali si svolgeranno sabato 19 marzo nella chiesa di Via de La Storta.