Ambiente & Veleni

Pfas Veneto, largo agli inquinanti. Perché gli Usa cercano soluzioni e noi no?

Già dal 2013 nelle provincie di Padova, Verona, Vicenza è in atto una grave contaminazione delle falde acquifere e della stessa catena alimentare da parte di composti perlfuoroalchilici (Pfas) – prodotti industrialmente in fabbriche del territorio – e utilizzati in ritardanti di fiamma, vernici, solventi, rivestimento antiaderente delle padelle (Teflon), Goretex, tessuti impermeabilizzati, etc. Il problema è emerso soprattutto grazie ad un collega, il dott. Vincenzo Cordiano dell’Associazione dei medici per l’Ambiente di Vicenza, che per primo ha denunciato la vicenda, subendo anche – come purtroppo spesso accade – personali ritorsioni ed è comunque già emerso anche sulle pagine de ilfattoquotidiano.it.

Questi inquinanti sono persistenti, presentano un’azione di “interferenti endocrini” in quanto alterano le normali funzioni ormonali e sono stati classificati come cancerogeni di classe 2b (cancerogeni possibili). Le persone residenti nei circa 60 Comuni interessati dalla contaminazione sono oltre 350.000, ma probabilmente l’inquinamento è molto più esteso. Qualcosa di analogo è già accaduto negli Stati Uniti, sia nel caso ormai storico e paradigmatico della contaminazione delle acque del fiume Ohio da parte della DuPont, ma, anche in casi più recenti venuti alla luce proprio in queste settimane. Infatti, ai primi di gennaio 2016, in due villaggi, Hoosick Fall, nello Stato di New York, e North Bennington, nello Stato del Vermont, è stata scoperta la contaminazione delle falde acquifere causata dall’acido perfluoroottanoico (Pfoa) immesso nell’ambiente dalle da due multinazionali, la francese Saint Gobain e l’americana Honeywell.

In soli due mesi, come annunciato proprio in questi giorni dal governatore dello stato di New York Mario Cuomo, i provvedimenti attuati hanno però consentito di abbattere le concentrazioni di Pfoa nell’acqua al di sotto dei limiti di rilevabilità. Inoltre, su richiesta della cittadinanza e dei rispettivi enti governativi, L’Epa ha deciso di abbassare i livelli consentiti di Pfoa nelle acque potabili da 400 ng/litro a 100 ng/L nello Stato di New York e addirittura a 20 ng/litro nel Vermont.

Ricordiamo che la regione Veneto ha adottato il parere dell’Istiututo Superiore di Sanità (Iss) che consente livelli “performance” o “obiettivo” di 500 ng/litro per il Pfoa ed addirittura, in seguito alla dimostrata inefficacia dei filtri, nell’estate 2015 (sempre dopo altro parere emesso dall’Iss) la concentrazione “permessa” degli “altri Pfas” è stata triplicata, portandola da 500 ng/litro a 1500 ng/litro!

Ci sembra quantomeno singolare che mentre negli Usa i limiti di Pfas vengono abbassati, in Veneto vengano viceversa aumentati, consentendo un allungamento del tempo di utilizzo dei filtri a carbonio attivo – e conseguente risparmio sui costi di gestione – ma certo senza alcun vantaggio per la salute umana.

Questa preoccupante situazione sarà presto affrontata in un Consiglio Straordinario della Regione Veneto e ci auguriamo che, grazie anche al contributo che a livello nazionale l’Associazione dei Medici per l’Ambiente fornirà, vengano rapidamente adottate concrete misure per tutelare la salute pubblica, soprattutto quella dei bambini e delle donne in gravidanza, come fatto negli Usa dal momento che ci sembra difficile credere che i veneti siano “costituzionalmente” più resistenti degli americani a questi contaminanti!