Dalla mafia alla politica passando per le auto usate. Quella che poteva sembrare una ordinaria vicenda di “infiltrazione” Made in Brianza, svela invece uno strano intreccio societario tra un personaggio in odor di ‘ndrangeta, un suo compaesano imprenditore e il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli.
Il 10 marzo 2016 il Comune di Cesano Maderno, su indicazione della prefettura di Monza e Brianza, ha emesso l’ordinanza numero 96 che dispone la cessazione immediata dell’attività della Dilangroup Srl, società attiva nel commercio elettronico di auto nuove e usate. Sull’ordinanza si legge a chiare lettere che la prefettura ha “acquisito sufficienti elementi per ritenere la sussistenza di possibili tentativi di infiltrazione mafiosa”. Il destinatario del provvedimento è il rappresentante legale della società Dilangroup Srls: Giandomenico Marziano, quarantenne originario di Melito Porto Salvo e residente a Cesano Maderno. Quest’ultimo condivide la proprietà al 50% della Dilangroup Srls con un conterraneo: Giuseppe Laganà. Nome che compare nelle carte dell’inchiesta Infinito sulla ‘ndrangheta in Lombardia e viene considerato vicino a Candeloro Pio, detto Tonino, capo della locale di Desio, poi condannato in via definitiva. Dalle carte si evince ad esempio che Laganà presenziò al summit del 7 marzo 2009 organizzato al ristorante “Garibaldi 24” di Desio proprio dal boss Tonino. Assieme loro c’erano Giuseppe Pensabene (protagonista del caso della “banca clandestina” di Seregno), Giuseppe Sgrò, Domenico Manna e Giovanni Paolo Antonici. Proprio questa vicinanza di Laganà a Candeloro Pio potrebbe essere alla base del provvedimento della prefettura brianzola.
La Dilnagroup Srls di Giandomenico Marziano e del suo compaesano dalle discutibili frequentazioni, condivide la sede legale (a Cesano Maderno in via don Luigi Viganò, 47) con una società molto simile, per nome e settore d’attività, a quella chiusa con l’ordinanza del comune. Si tratta della Dilancar Low Cost Srl di proprietà al 50% dello stesso Giandomenico Marziano e, niente meno, per l’altro 50% del senatore della Lega Nord ed ex ministro delle Riforme Roberto Calderoli, come risulta dalla dichiarazione per la pubblicità della situazione patrimoniale depositata a palazzo Madama nell’agosto del 2015 dallo stesso Calderoli (e pubblicata dal sito Infonodo, che per primo ha scritto la notizia). La società di Marziano e Calderoli (capitale sociale 900 euro) è stata fondata nel novembre del 2014, a pochi mesi dalla nascita della società sorella oggetto dell’interdittiva antimafia.
Giandomenico Marziano risulta titolare di una terza società, la Dilancar Srl, stessa sede legale delle prime due. Questa volta la proprietà è condivisa al 50% con una socia (Luciana Fallara), titolare a sua volta della Dilan Car di Motta San Giovanni, in provincia di Reggio Calabria.
Il provvedimento che ha colpito la Dilangroup Srls di Cesano Maderno segue di pochi giorni due misure analoghe che hanno riguardato altrettanti bar della vicina Seregno. Davanti a uno dei locali chiusi su segnalazione della prefettura è addirittura comparso uno striscione di solidarietà.
Roberto Calderoli, contattato dal fattoquotidiano.it, risponde con tutte le prudenze del caso: “Ho conosciuto questa persona perché ho comprato una macchina da lui e mi ha sempre seguito molto bene. Poi ho la passione per le macchine, ho corso per tanto tempo e sulla base di questa esperienza, un po’ per gioco è nata questa piccola società. Le informazioni che avevo avuto allora su di lui e che mi sono state confermate oggi sono di una persona onesta. Infatti a suo carico non risultano pendenze. Chiaramente tutti possiamo prendere una cantonata, quindi mi sono informato anche oggi, e sia la Dia di Reggio che quella di Milano mi hanno confermato che Giandomenico Marziano è immune da precedenti e non risultano a suo carico indizi idonei a far ritenere che possa essere vicino ad ambienti criminali”. Possibile che il signor Giandomenico Marziano non si sia mai accorto di aver a che fare con una persona ritenuta vicina ad un boss? “Io l’ho sentito oggi ed è cascato anche lui dal pero, non si è mai accorto di niente. Poi parliamo (nel caso della Dilangroup srls) di una società che non è mai stata operativa”.