“I padri dislessici, rispetto agli altri, sono consapevoli che la riuscita scolastica non è più un indicatore del successo nella vita. Questo si traduce in maggiore comprensione, apertura mentale e flessibilità, con una serie di benefici sulla vita stessa dei ragazzi”. A dirlo è Alessandro Rocco, co-fondatore di W La Dislessia! che, in occasione della Festa del papà diffonde i dati sui genitori affetti da dislessia o discalculia, i quali mostrano una particolare attenzione al ruolo genitoriale. “Il 40% dei familiari di ragazzi dislessici è dislessico a sua volta” spiega Rocco. “In particolare, secondo lo studio della International Dyslexia Association, sappiamo che questa caratteristica è 2-3 volte più frequente nei maschi quindi con netta maggioranza per i papà, che si rivolgono a noi per avere un supporto nell’educazione dei figli”.
Per il co-fondatore di W La Dislessia! i genitori dislessici sono maestri nel comunicare interesse e motivazione per le più svariate attività al di là della scuola: viaggiare, conoscere nuove culture e nuove lingue, entrare in contatto con la natura. Il loro approccio educativo, sottolinea Rocco, è “semplice e immediato poiché punta dritto al cuore del bambino. Così facendo, imparano a valorizzarne i talenti e permettono loro di costruire quello che a scuola non potrebbero realizzare”.
Ma non solo, l’ultima classifica ufficiale di Forbes sugli uomini più ricchi del mondo, pubblicata qualche giorno fa, mostra un particolare tratto in comune tra i nomi presenti che va al di là del patrimonio: molti di loro sono dislessici. Lo è il fondatore di Microsoft, Bill Gates, in cima alla classifica, così come lo era Steve Jobs. È dislessico il patron di Ikea, Ingvar Kamprad, così come lo è Richard Branson, di Virgin Enterprises. E ancora John Chambers di Cisco Cystems, William Hewlett, co-fondatore di Hewlett-Packard, Ted Turner, Presidente della Turner Broadcasting Systems, Henry Ford e Nelson RockFeller.
“Tutto questo non è casuale” spiega Rocco, “i dislessici fanno, a volte, fatica a focalizzarsi sui dettagli ma riescono più facilmente ad avere una visione d’insieme: proprio questo gli permette di avere un punto di vista diverso, più incline a sviluppare idee originali. Inoltre sono probabilmente più abituati a trovare soluzioni innovative, proprio perché fin dai tempi della scuola si sono abituati a farlo”. Allargando poi l’analisi ad altri “self-made men” si scopre che le difficoltà di apprendimento caratterizzano molti imprenditori di successo.
“Se i sistemi scolastici modificassero l’approccio educativo nei confronti dei ragazzi dislessici” suggerisce Rocco “ad esempio introducendo costantemente le mappe mentali, avremmo sicuramente più casi di imprenditori di successo, quali Richard Branson o Bill Gates, per citare solo due dei casi esemplari di dislessici che hanno potuto trasformare uno svantaggio iniziale in un vantaggio enorme”, conclude.