L’Inter ferma la corsa della Roma, ma il pareggio dell’Olimpico sorride comunque ai giallorossi in ottica Champions League. L’1-1 del big match per la lotta al terzo posto è il risultato forse più giusto per una partita che ha rivisto i nerazzurri a ottimi livelli: capaci, almeno per una sera, di tenere testa alla squadra più in forma del campionato; addirittura di accarezzare il colpaccio con il gol di Perisic (ancora migliore in campo), prima di crollare fisicamente nel finale anche per le tante assenze e subire il pareggio di Nainggolan. Rete che Spalletti ha festeggiato con più esultanza del solito: la striscia di otto vittorie consecutive di interrompe, ma i nerazzurri restano a distanza di cinque punti dal terzo posto che vale oro. Per gli altri sogni il discorso è rimandato alla prossima stagione.
All’andata la vittoria che sembrava aver lanciato i nerazzurri verso lo scudetto era stata il trionfo tattico di Mancini sull’agonizzante Rudi Garcia. Un girone dopo è cambiato tutto (avversario, stato di forma, obiettivi), ma il tecnico interista indovina un’altra gran partita, nonostante i cori “frocio, frocio”, che nella ripresa entrambe le curve dell’Olimpico gli riserveranno dopo una protesta accesa. Senza Palacio, Icardi e anche Kondogbia, stavolta il Mancio non ha troppe alternative per la formazione, se non rinunciare al centrocampo a tre e giocarsela con quattro giocatori offensivi (c’è anche Biabiany al fianco di Eder, Perisic e l’ex Ljajic). Tutti veloci, imprevedibili e insolitamente votati al sacrificio. Sarà questa la chiave del match: il grande lavoro degli esterni, capaci di reggere per almeno un’ora le due fasi e mandare in crisi i terzini Digne e Florenzi. Funziona finché gli esterni ne hanno abbastanza per fare entrambe le fasi: poi l’Inter calerà fisiologicamente e subirà il ritorno della Roma.
Con questo piano gli ospiti riescono ad imbrigliare l’avvio a spron battuto dei giallorossi, che non trovano varchi nelle attente maglie avversarie e si impauriscono dopo qualche ripartenza. Non a caso la prima occasione è nerazzurra, dopo venti minuti di studio, con un’azione avvolgente e il cross di Perisic che non trova un tocco decisivo. Ancora più ghiotta dieci minuti dopo la chance di Brozovic, che scivola sul più bello liberato al tiro da Ljajic. Risponderà El Shaarawi con una bella girata respinta da Handanovic, mentre neanche di occasione si può parlare per il gol annullato giustamente a Salah per fuorigioco.
Segnali che si concretizzano subito ad inizio ripresa, sempre sull’asse croato Brozovic-Perisic che va a meraviglia: sul tiro secco dall’esterno c’è anche l’indecisione di Szczesny per l’1-0. Si sblocca il punteggio e si sblocca anche la partita. Spalletti butta dentro Dzeko e la Roma comincia a buttar palla avanti: il panzer bosniaco solo davanti al portiere la butta in curva.
L’Inter si schiaccia un po’ troppo, non tanto per un problema mentale ma fisico: la benzina per tenere i ritmi altissimi della prima oro di gioco e continuare a ripartire è finita, e in panchina non ci sono alternative (il primo cambio, il giovane Manaj, arriva solo all’ ’80). Handanovic para su Salah, Nagatomo salva sulla linea ma il pareggio è nell’aria: lo trova Nainggolan e trasforma il finale in un assedio. I nerazzurri non ne hanno più ma tengono: la sconfitta sarebbe stata una beffa oggettivamente immeritata. Il pareggio dimostra una volta di più che sulla gara secca l’Inter può giocarsela con chiunque. Con la stessa intensità e concentrazione la stagione interista avrebbe potuto essere ben diversa. Invece è quasi andata: restano cinque i punti dal terzo posto. Probabilmente l’unico obiettivo realistico anche per la Roma, dopo lo stop di stasera.
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