Un buon metodo per meglio capire un modello sociale ed economico, come il sistema televisivo, è fare i confronti con quelli degli altri paesi europei.

consumo tv

Il primo dato da rilevare è che in Italia si consuma più televisione: 266 minuti in media il giorno, pari a più di quattro ore, contro una media in Europa di 233 minuti. Anche una più recente ricerca dell’Autorità per le Comunicazioni, conferma che l’uso della Tv riguarda il 96% della popolazione, contro il 68% per la radio, il 54% per internet e il 50% per i quotidiani.

accesso mass media

Il secondo dato rivela che in Italia il servizio pubblico si finanzia in misura superiore con la pubblicità e meno con il canone. La media europea dell’incidenza del canone fra le fonti di finanziamento è pari a circa il 78% di quota; i due servizi pubblici tedeschi (Ard e Zdf) raggiungono l’86%; la BBC il 78% (i restante 22% proviene da un’ottima capacità di vendita dei programmi e non dalla pubblicità, che è vietata), per la televisione pubblica francese la quota del canone è pari all’82%; per la Rai l’incidenza del canone è pari solo al 61%. La Rai è quindi il servizio pubblico europeo, fra i maggiori paesi, che si finanzia maggiormente con la pubblicità.

canoni europei

Il terzo fattore riguarda la “ricchezza” di ciascun sistema. Siccome in Italia si guarda molto la Tv, ci si potrebbe attendere che lo stesso sistema televisivo sia ricco di risorse. E invece così non è. Anche in questo caso si riflettono le gerarchie in Europa che vedono l’Italia venire dopo, alquanto distanziata, dalla Germania, dalla Gran Bretagna e dalla Francia e prima della Spagna. Le risorse medie televisive per famiglie ammontano in Italia a 322€, contro 605€ della Gran Bretagna, 434€ e 425€ di Germania e Francia, 279€ della Spagna. Se la qualità dei programmi è determinata, com’è probabile dalla quantità degli investimenti, si deduce che in Italia si guarda, in misura superiore agli altri paesi, una Tv di scarso livello. Una contraddizione che riafferma la particolare predisposizione degli italiani nei confronti della televisione.

famiglie

Come mai la nostra Tv ha meno risorse degli altri? Marco Mele ritiene, a ragione, che “il nostro è un mercato povero perché concentrato”… “Povero perché la concentrazione si è sempre difesa rastrellando i budget pubblicitari con sconti e ‘premi’ agli acquirenti di spazi”. “Povero perché la concentrazione ha rastrellato i diritti di trasmissione, impedendo la nascita di un’industria produttiva indipendente”. La soluzione per aumentare la “ricchezza” del sistema televisivo, per avere una Tv migliore, è quindi quella di sbloccare la concentrazione (Rai, Mediaset e Sky hanno insieme il 90% delle risorse).

Con quali strumenti? Il posizionamento della Rai è decisivo. Se vogliamo equipararci all’Europa, la Rai dovrebbe dipendere meno dalla pubblicità e più dal canone. Il recente provvedimento che ancora il canone di abbonamento al contratto per l’energia elettrica, dovrebbe (il condizionale è d’obbligo, viste le difficoltà di attuazione del nuovo sistema) comportare un aumento consistente dei ricavi da canone (circa 200mln€) e questo permetterebbe che sia ridotta la quota di pubblicità. In qual modo? Si potrebbe riprendere la vecchia idea della Rai3 senza pubblicità ma ciò potrebbe mettere ai margini la rete. La soluzione migliore sarebbe quella di ridurre l’affollamento pubblicitario: adesso è pari al 12% orario e potrebbe ridursi al 10%.

Contestualmente alla riduzione della pubblicità sulla Rai, si dovrebbe introdurre una seria disciplina dell’Antitrust, per evitare che la pubblicità persa da Rai rifluisca prevalentemente su Mediaset e Sky. Bisognerebbe evitare il rischio di passare dall’oligopolio composto da tre operatori a un duopolio, Mediaset e Sky.

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