Alla vigilia del terzo concorso nazionale per l’accesso alle scuole di specializzazione medico-chirurgiche, sono molti i medici che prendono in considerazione l’ipotesi di formarsi al di là delle Alpi, ad un’ora esatta di treno dalla stazione centrale di Milano, in Svizzera. Nel paese considerato, da molti, l’oasi della Ricerca e della Formazione post-universitaria…
Pochi minuti di treno separano l’Italia dalla Svizzera. Altrettanto pochi i fattori che accomunano queste due realtà universitarie. Un mercato, quello elvetico, che affascina i talenti italiani, e un paese, l’Italia, che costringe noi camici bianchi a fuggire.
Due le componenti che attirano i nostri medici verso il mercato di formazione elvetico, ed estero in generale. Da una parte gli stipendi triplicati, lo scatto salariale tra il primo anno di formazione e gli anni successivi, nonché la qualità della formazione ricevuta, basati molto più sulla pratica medica e chirurgica piuttosto che sulla teoria, senza contare poi i benefit previsti dal contratto di specializzazione che, però, si rinnova annualmente solo e soltanto se il medico in formazione ha soddisfatto tutti i criteri necessari per essere promosso all’anno successivo, ore di lavoro straordinario retribuito, ferie rispettate, un’adeguata copertura assicurativa. Per ogni specialità esiste un programma di formazione che si può consultare sul sito internet.
La componente che più di ogni altra spinge i camici bianchi a formarsi all’estero, però, è l’assenza di equilibrio, che vi è in Italia, tra i neo-laureati e le borse di specializzazione finanziate dal governo. E’ davvero umiliante laurearsi e dover scoprire che il proprio percorso formativo si interrompe per l’esiguo numero di contratti di formazione come è inaccettabile essere continuamente sbeffeggiati e derisi da istituzioni sorde che non ascoltano le esigenze di noi medici e neppure le proposte che realtà sindacali o realtà associative di categoria somministrano al Miur.
Curiosa è poi la notizia di qualche settimana fa secondo cui l’Enpam (Ente nazionale di previdenza e assistenza medici) ha acquistato il 3% del capitale complessivo di Banca d’Italia per un valore di 225 milioni di euro, vantando così un posto nell’elenco dei dieci principali quotisti.
E’ alla luce di questi eventi che si avverte l’esigenza improcrastinabile di nuove proposte che possano valutare forme alternative di finanziamento per le specializzazioni post-lauream. Soprattutto all’interno del Coordinamento Mondo Medico si sta valutando l’idea di proporre nuove soluzioni: “Necessarie nuove idee ma fondamentale è, però, non perdere i fondi già disponibili. Si stima vi siano circa 400 borse di specializzazione “perse” per l’anno accademico in corso, borse di cui non si ha un documento ufficiale del Miur, e che “sembra” si andranno a cumulare soltanto con quelle messe a bando nel prossimo concorso a completamento delle 6.000 “stabilizzate” dal Ministero.”
Ricordiamo però che l’edizione 2015 aveva in bilancio 6.000 borse totali, ovvero comprensive di quelle di imprecisato numero della precedente edizione concorsuale che non hanno rappresentato fondi aggiuntivi: quindi queste borse già finanziate che fine hanno fatto?
In virtù della ormai abusata trasparenza proclamata dal ministero, ma assente in molte occasioni, sembra che il Coordinamento Mondo Medico stia predisponendo una nuova petizione: “è utile richiedere al Miur, firme alla mano, di predisporre e rendere pubblica una nota informativa in cui siano dettagliatamente indicate il numero di borse non assegnate, o per le quali è stata presentata rinuncia tardiva, la scuola di specializzazione e la sede interessate dalla mancata assegnazione. Sarebbe un atto di trasparenza importante che, tra l’altro, fornirebbe a molti colleghi un ulteriore strumento per fare scelte più responsabili e meglio ponderate in sede di concorso”.
Ma questo non aggiunge nulla ai fondi attualmente stanziati. utopisticamente si dovrebbero trovare nuove risorse per trasformare l’Italia nella futura Svizzera delle Specializzazioni per i medici italiani… “Utopisticamente? Ma sarebbe così assurdo valutare la possibilità di creare un fondo nazionale per le borse di specializzazione su cui far convergere il contributo di soggetti autorevoli nel settore, come ad esempio case farmaceutiche ed Enpam (oltre a Comunità Europea e MEF), mediante elargizione di una percentuale infinitesimale del fatturato annuo, quanto basta cioè per raggiungere il numero di borse utili a garantire la formazione a tutti i medici abilitati che, oltretutto, potrebbero a loro volta rappresentare una valida risorsa nel colmare la carenza d’organico del SSN così come dimostrato dalle recenti statistiche?” replicano alcuni dei rappresentanti del Coordinamento Mondo Medico.
Chissà se i potenti dimostreranno sensibilità ed attenzione al futuro delle nuove generazioni…