Premessa: il nobile gioco del pallone non c’entra. E poco hanno a che fare con quanto abbiamo visto a Roma, Ponte Sant’Angelo, le imprese, anche le più efferate, degli ultrà. C’è qualcosa di più profondo dietro il gesto di quell’energumeno tifoso dello Sparta Praga che ieri (venerdì, ndr) ha “pisciato” addosso a una mendicante. Sì, abbiamo scritto pisciato, è volgare, ma così deve essere, altrimenti non ci capiamo. Perché scrivere “fare pipì” è troppo delicato, evoca la marachella urinaria del bebè, orinare sa di malattia e di reparto urologico. Pisciare, perché nel verbo c’è tutta la volgarità e la violenza del gesto. L’energumeno stava calpestando la Storia, ma ne era inconsapevole, la vescica, pressata dalle troppe birre ingurgitate, premeva. Gli scappava, e allora perché non farla proprio lì, scegliendo come obiettivo della sua minzione una mendicante? Una delle tante donne avvolte in un velo nero raggomitolate come stracci per le vie di Roma a chiedere qualche spicciolo. Chi era per l’energumeno? Zero, panni puzzolenti.
No, il pallone non c’entra, lui, il ceco col pinocchietto e gli occhiali neri, pisciava addosso alla povertà, all’emarginazione, a una vita irregolare e fuori dagli schemi. E in questo si sentiva europeo e padrone, in linea con l’ideologia dominante che vuole l’improduttivo, chi non possiede, chi dispone solo della sua miseria, l’effetto di un male sociale. Da disprezzare, odiare. Estirpare. L’energumeno è l’immagine plastica dell’Europa che chiude le frontiere e costringe migliaia di profughi a varcare le acque gelide di un fiume per cercare una terra amica, che assiste indifferente alla scena di una donna che partorisce in una tenda e lava suo figlio con l’acqua fredda.
L’energumeno è incolpevole perché europeo fino in fondo.
Il Fatto Quotidiano, 19 marzo 2016