Mentre scrivo, il calendario cattolico riporta la memoria di San Giuseppe operaio (o piccolo imprenditore, poco importa) e il pensiero corre al film (anno 1971) di Elio Petri “La classe operaia va in paradiso”, musiche di Ennio Morricone e la faccia tragica di Gian Maria Volontè (Lulù) che oggi, con la politica nefasta del Partito (ex)democratico non solo non andrebbe mai nemmeno in purgatorio, ma sarebbe sprofondato all’inferno, perché la Leopolda di Renzi non vuole operai e tanto meno vuole democrazia. Il potere è più gustoso da solo senza doverlo spartire con il popolo senza arte né parte.
Bisogna lasciare comandare il bullo fiorentino e la sua degna comare Etruria-Boschi perché sono illuminati a led e ci fanno risparmiare tempo. Il referendum contro le trivellazioni petrolifere “è inutile” dice la Serracchiani che fece carriera attaccando (segretario Franceschini) la casta che privava la base di partecipazione democratica. Il 21 gennaio 2012, cioè l’altro ieri, la signora governatrice dichiarò di essere andata “a Monopoli alla manifestazione a difesa del mare Adriatico dai rischi delle trivellazioni petrolifere”. I casi sono due: o le trivellazioni fanno male sempre sia che si sia al governo sia che si stia all’opposizione o chi parla così è una mistificatrice; non esistono trivellazioni governative e trivellazioni di opposizione.
Il fatto più grave è l’invito di Renzi e di Serracchiani e di Etruria-Boschi a non andare a votare il 17 aprile 2017 contro le trivellazioni in mare, specialmente dopo la conferenza di Parigi sull’ambiente. Quando lo fece Craxi (e perse) il partito della Serracchiani gridò alla blasfemìa; quando lo fece il card. Ruini (e vinse con Berlusconi), vi fu una levata di scusi tanto che Prodi che si permise di dire di essere “un cristiano adulto” e quindi decise di andare a votare, ci rimise le penne, il governo e la carriera politica futura.
Che Berlusconi se ne strafreghi della democrazia non fa notizia perché si sa che è pregiudicato e affarista il cui unico interesse erano i suoi soldi, per cui è stato anche condannato. Che il Partito sedicente democratico inviti a non andare a votare dichiarando che il più grande strumento di democrazia (v. la Svizzera) “è inutile“, ha passato il segno della decenza e del lecito. Non solo Renzi-Etruria-Madia-Serracchiani ci hanno defraudato del voto politico perché “è inutile” – questa volta sì! – andare a votare per liste di nominati dalla segreteria del partito che, con una stringata minoranza (il 25% di voti) può papparsi tutta la Camera dei deputati e quindi il Parlamento. Qui ci vogliono togliere anche l’ultimo sprazzo di democrazia che resta: il referendum che essi vedono come fumo negli occhi.
Se dovessero vincere Renzi e l’Etruria, noi non andremo più a votare né potremmo indire un referendum popolare contro le loro leggi perché hanno aumentato le firme fino a 800mila proprio per scoraggiare fin da adesso eventuali spiriti con venature democratiche e fare vedere chi comanda. Se Berlusconi avesse azzardato anche solo la metà dello scempio di democrazia che stanno facendo Renzi e Boschi, l’intero Pd sarebbe nelle piazze, in ogni anfratto, girotondi, sfilate, manifestazioni, convocazioni di assemblee e avrebbe vinto perché Berlusconi era debole perché proprietario di una masnada di profittatori che, infatti, lo hanno abbandonato, tranne Bertolaso che vuole continuare a coprirsi di vergogna.
L’esempio eclatante è la norma approvata dal governo Renzi-Boschi che, denigrando il referendum dell’acqua che con la percentuale del 95% ha imposto a qualsiasi governo di lasciarla pubblica ne permette la gestione privata, infischiandosene della volontà popolare. Occorre dargli una lezione di civiltà.
Il Partito ex democratico è un traditore del suo passato, di tutto il mondo operaio, dei pensionati, dei suoi iscritti, del suo popolo, ormai in fuga, e anche del futuro dell’Italia. Prima ancora che Renzi pugnalasse alle spalle Enrico Letta e poi Prodi al Quirinale, dissi e scrissi che bisognava stare attenti perché sarebbe stato peggio di Berlusconi e avrebbe distrutto il Pd; allora tutti i miei amici mi risero dietro, lasciandosi affascinare dalla giovane età (che però è una malattia che passa presto con gli anni) e dalla squadra leggiadra “alzo tacco 12” della Elena Boschi. Oggi è peggio perché a questo governo, forse legittimo formalmente, ma illegittimo moralmente, manca qualsiasi morale, qualsiasi senso di pudore.
Al referendum del 17 aprile bisogna andare a votare sì contro le trivelle petrolifere per la salvezza del nostro mare che appartiene ai vostri figli e ai nostri nipoti; per affermare il diritto della democrazia; per contrastare la dittatura oligarchica di una manica di bulli che si stanno succhiando l’Italia, almeno quello che resta di quella che si è bevuta Craxi e i suoi familiari. Occorre votare «sì» per coerenza, per difendere noi stessi, la nostra libertà e la funzione del governo che deve rispettare la volontà popolare. Sempre.
Al referendum costituzionale bisogna andare a votare No per amore della Costituzione, perché se passa il Sì di Renzi, non solo lui e la Boschi-Etruria restano al governo fino alla morte, ma noi retrocederemo al livello di servi della gleba, schiavi volontari che hanno abdicato anche alla loro dignità. Non possiamo permetterlo, non possiamo tollerarlo.
È ora il tempo di dare un colpo di reni e, bandendo rassegnazione e viltà, attuare il dettato costituzionale che stabilisce con orgoglio che il “potere appartiene al popolo” e non a un Renzi-Etruria qualsiasi.