Pur risultando il più votato alle recenti elezioni per il rinnovo delle cariche, il giudice di Mani Pulite può contare solo su una pattuglia di 6 rappresentanti su 36 nel nuovo direttivo. Da qui il confronto apertosi tra le correnti del sindacato. Con una sola parola d'ordine: unità
Parola d’ordine unità. Dopo le elezioni del nuovo direttivo dell’Anm è l’ora delle scelte. Ma la partita per individuare i nuovi vertici (presidente e segretario generale) del sindacato dei magistrati non sembra in salita. Si avanza, prepotentemente, l’idea di una staffetta annuale con cui si avvicenderebbero alla presidenza i rappresentanti di tutte le correnti e cioè Unicost, Area, Autonomia&Indipendenza e Magistratura Indipendente. L’ipotesi è stata discussa nei giorni scorsi dai segretari di tutte le correnti che si sono incontrati dopo le elezioni il cui esito ha rotto gli equilibri interni al sindacato. Pier Camillo Davigo, leader di A&I da subito è parso il candidato naturale a guidare l’Anm. Ma pur risultando il più votato in assoluto può contare su una pattuglia che in tutto pesa sei rappresentanti su trentasei nel nuovo direttivo.
DANNI COLLATERALI Il suo placet rispetto all’ipotesi di una rotazione è ritenuto fondamentale, non solo in vista del ritorno alla gestione unitaria di cui pure si è fatto a meno negli ultimi quattro anni: il timore che si profila da più parti è che nel caso del muro contro muro Autonomia&Indipendenza possa addirittura arrivare a lasciare l’Anm consumando uno strappo dolorosissimo e dagli esiti imprevedibili. Come imprevedibile era, alla vigilia, non tanto il successo personale di Davigo, ma quello del gruppo che ha fondato appena un anno fa. E che in pochi mesi ha raggranellato tra le toghe italiane una valanga di consensi attraverso un confronto capillare con i magistrati sparsi su tutto il territorio nazionale. E soprattutto riuscendo a farsi interprete degli umori di quanti vorrebbero che il sindacato tenesse un diverso atteggiamento specie nei confronti del governo: autonomia ed indipendenza della magistratura dalla politica e da ogni forma di collateralismo.
CAMBIO IN QUOTA Atteggiamento che ha premiato il gruppo di Autonomia&Indipendenza alle elezioni per il rinnovo del direttivo. E prima ancora alla consultazione referendaria che aveva promosso, la prima nella storia dei magistrati che hanno risposto in massa all’invito a far sentire la propria voce su una serie di quesiti a partire dalla questione dei carichi di lavoro esigibili. L’ipotesi della staffetta che si fa sempre più concreta darebbe corpo, d’altra parte, alla volontà di ricomporre le distanze che pure permangono tra le diverse correnti. Con una rotazione annuale che rappresenterebbe plasticamente le diverse anime presenti nell’Anm. Tutto sommato un ritorno alla tradizione del sindacato delle toghe, ma con la carica di discontinuità rappresentata proprio da Davigo presidente per il primo anno del nuovo corso dell’Anm. Per ora l’interessato tace. Ma l’idea della staffetta prende indubbiamente quota.
ALLE URNE ALLE URNE “Si tratta di un percorso molto verosimile, mi pare che siamo tutti d’accordo con l’esigenza che si percorra la strada dell’unità. Spero che nei prossimi giorni i segretari di tutti i gruppi tornino a vedersi in modo che il 9 aprile sia chiaro anche come si articolerà la rotazione”, spiega a ilFattoquotidiano.it Eugenio Albamonte, il più votato di Area e dunque in predicato di essere uno dei quattro presidenti, a tempo, dell’Anm. Prima di quella data però le toghe torneranno ancora una volta alle urne, questa volta per il rinnovo dei consigli giudiziari. E forse anche l’esito di queste consultazioni serviranno a sciogliere gli ultimi dubbi. All’incontro tra i segretari delle correnti sono seguite le riunioni dei singoli gruppi che hanno dato via libera all’ipotesi della staffetta, anche se non tutto è definito. Ma i segnali che prendono la forma nei comunicati per la stampa hanno tutti lo stesso segno.
ULTIMA PAROLA Magistratura Indipendente (8 eletti nel parlamentino appena rinnovato), per esempio, manifesta la propria disponibilità ad intraprendere un percorso di unità associativa basato sulla condivisione di alcuni qualificanti ed imprescindibili obiettivi programmatici”. Un richiamo all’unità viene anche da Area che nelle ultime elezioni ha registrato una evidente erosione dei consensi riuscendo a far eleggere 9 rappresentanti nel parlamentino dell’Anm. E che ha riunito i propri vertici alla fine della settimana scorsa. Anche Unicost (13 eletti) ha affidato le proprie considerazioni ad una nota: per la corrente centrista dell’Anm (che nello scorso quadriennio ha espresso il presidente in tandem con il segretario generale espressione invece di Area) “non è questo il momento di porsi questioni di nomi e di cariche associative da attribuire a questo o a quel gruppo, perchè prioritaria è la condivisione, fin ad oggi mancata, di un progetto di Anm sul quale fondare, in continuità con la nostra storia, l’azione associativa nel prossimo quadriennio. Se riusciremo in quest’opera di valorizzazione di ciò che ci unisce, non sarà difficile individuare, senza imposizioni, veti e preclusioni e nel rispetto del risultato elettorale, i colleghi che dovranno guidare la nostra associazione”. E Autonomia&Indipendenza? “Lavoreremo con impegno nella speranza di realizzare l’unità associativa, che non è però un valore in sé ma solo se basato su un programma di tutela e rappresentanza effettiva della magistratura”. Insomma, non è ancora detta l’ultima parola. Sulla staffetta spetta a Davigo sciogliere la riserva.