Il Belgio ripiomba nell’incubo. Se l’arresto di Salah Abdeslam – superstite del commando jihadista responsabile delle stragi di Parigi del 13 novembre – venerdì sembrava aver segnato un punto a favore dell’antiterrorismo belga, quattro giorni dopo il terrorismo fondamentalista è tornato a colpire il cuore dell’Europa, uccidendo almeno 34 persone e ferendone oltre 230, e ha costretto le autorità belghe all’ennesima, snervante, infinita caccia all’uomo. Sono passate appena 4 ore dal momento in cui un ordigno fa strage nell’aeroporto internazionale di Zaventem, quando i media cominciano a battere la notizia di una “vasta caccia riguardante cinque sospetti individuati dalle immagini della videosorveglianza” dello scalo.
Quando il procuratore federale belga, Frederic van Leeuw, annuncia che “perquisizioni sono in corso in tutto il Paese”, il Belgio torna a respirare l’aria del post-Bataclan. Poco dopo le 16, gli inquirenti diffondono una foto dei tre presunti attentatori: due sono vestiti in abiti scuri e secondo gli inquirenti potrebbero essere morti nell’attentato, mentre il terzo – riferisce la tv pubblica belga – con una giacca chiara e un cappello calato sulla testa è ricercato: l’uomo, ha detto procuratore, è stato visto mentre scappava a piedi dall’aeroporto. La polizia pubblica la sua foto sul proprio profilo Facebook con l’avviso: “Se riconoscete questo individuo o se avete informazioni riguardo a questo attentato – prosegue l’avviso – vogliate mettervi in contatto con gli inquirenti al numero di telefono 080030300. Discrezione garantita”.
Il fermo immagine mostra le tre persone: spingono ognuno un carrello carico di bagagli. I due vestiti di scuro indossano un guanto alla mano sinistra: secondo le informazioni pubblicate dal sito di La Libre Belgique, gli attentatori se ne sarebbero serviti per far passare inosservati i detonatori degli ordigni esplosi allo scalo. La città è paralizzata, palazzi e luoghi pubblici sono presidiati: in tarda mattinata due uomini vengono fermati e ammanettati in mezzo alla folla davanti alla Gare du Nord. Ma la caccia all’uomo non si ferma.
Una vasta operazione rivolta la regione di Bruxelles, veicoli della polizia, blindati, ambulanze e soccorsi si riversano nei comuni di Jette e Schaerbeek. Gli agenti trovano un ordigno esplosivo con chiodi, prodotti chimici e una bandiera dell’Isis. Il Paese ripiomba nell’incubo seguito alle stragi di Parigi, uno scenario fatto di edifici pubblici chiusi o evacuati e zone rosse che si ripresenta ad ogni operazione che la polizia mette a segno a Molenbeek e dintorni contro latitanti o contro le cellule che organizzano gli attentati. Ogni luogo pubblico è setacciato, gli angoli delle strade presidiati da esercito e polizia, con gli inquirenti finiti spessi nell’occhio del ciclone per le difficoltà incontrate nel fermare Salah, la cui fuga è durata 4 mesi e che non si è mai allontanato dai sobborghi di Bruxelles, e per la facilità con cui le persone arrestate nelle varie operazioni venivano via via rilasciate.
Mentre i suoi sostenitori festeggiano online, arriva la rivendicazione che gli analisti attribuiscono allo Stato Islamico. Site Intel Group, gruppo che monitora i movimenti jihadisti sul web, pubblica il messaggio diffuso dall’agenzia di stampa Amaq News, vicina allo Stato Islamico. “I combattenti dello Stato islamico hanno compiuto una serie di attacchi con esplosivo e cinture – si legge -prendendo di mira l’aeroporto e la stazione centrale della metro di Bruxelles, capitale del Belgio, una nazione che partecipa alla coalizione” contro l’Isis.
“I combattenti hanno aperto il fuoco all’interno dell’aeroporto di Zaventem – continua – poi alcuni si sono fatti detonare, così come un altro nella metro di Maalbeek. Gli attacchi hanno causato oltre 230 tra morti e feriti. Quello che vi aspetta sarà ancor più duro e amaro”. “Promettiamo all’alleanza di crociati contro lo Stato islamico che vivrà giorni bui, in risposta all’aggressione contro lo Stato islamico”, dichiara il gruppo jihadista, nella rivendicazione pubblicata sul suo account ufficiale di Telegram.
La caccia non finisce mai. Le autorità sono ancora sulle tracce di Mohamed Abrimi e Najim Laachraoui, i due complici di Salah, dopo l’arresto venerdì scorso a Bruxelles del latitante. Nei confronti di Abrini la polizia belga aveva emesso un mandato di cattura internazionale a novembre: di nazionalità belga e marocchina, il 31enne fu ripreso dalle telecamere di sorveglianza mentre era alla guida della Renault Clio che venne utilizzata per gli attentati. Il filmato mostrava Abrini e Abdeslam insieme in una stazione di servizio nel nord della Francia.
Gli investigatori ritengono invece che Laachraoui, 24 anni, partito per la Siria nel 2013, abbia utilizzato la falsa identità di Soufiane Kayal per recarsi in Ungheria insieme ad Abdeslam lo scorso settembre. Sempre a nome di Kayal vennero condotte altre attività legate agli attacchi di Parigi. Secondo quanto riferito dalla stampa, tracce del dna di Laachraoui sono state rinvenute su almeno due delle cinture esplosive usate negli attacchi di Parigi.