“Una forte esplosione”, “tanto fumo”, “un bagno di sangue”, “gente che correva da tutte le parti”. Il racconto di chi era all’interno nel terminal principale dell’aeroporto di Zaventem al momento delle due esplosioni di stamattina ha le tinte di una catastrofe epocale. “Io ho sentito un forte boato, ho avuto paura, un mio collega mi ha spinto sotto una specie di pannello per ripararci”, racconta Jean, un giovane che lavora per la compagnia aerea belga Brussels airlines. “Poi abbiamo visto tutti correre verso l’uscita, quindi ci siamo messi a correre anche noi”. Un collega di Jean dice di aver visto “un militare puntare l’arma contro qualcuno, ma non sono sicuro, tutto è successo così veloce”. “Abbiamo sentito una forte esplosione, poi un’altra, allora ci siamo messi a correre, io e mio marito, ma siamo finiti contro altre persone, io sono caduta e ho rischiato di farmi calpestare da altre persone”, racconta Amy, una turista americana ancora sotto shock.
Fuori dal terminal principale di Zaventem la polizia ha bloccato tutti gli ingressi, i militari cominciano ad affluire correndo, centinaia di passeggeri sono ammassati in uno dei grossi parcheggi dove il personale dell’aeroporto e la polizia distribuisce acqua e coperte. Molti non hanno capito ancora cos’è successo, pensano a un guasto tecnico, sono i passeggeri più vicini al luogo delle esplosione a spiegare loro che si è trattato di un attentato. Internet e i telefoni funzionano a mala pena. A un certo punto la polizia chiede spazio per far passare un autobus in particolare, dentro qualche decina di persone, da fuori attraverso i finestrini si vedono volti sconvolti, insanguinati, qualcuno piange. Dopo essersi fatto spazio attraverso la folla, l’autobus accelera e se ne va.
In fondo, in alto, si vedono le vetrate rotte del terminal principale dell’aeroporto, sventrate dalle due esplosioni che, secondo le ultime notizie, hanno causato 13 morti e oltre trenta feriti, alcuni dei quali gravi. Un altro passeggero belga, Raphael, racconta come era già sul suo aereo diretto a Madrid e che a un certo punto tutti i passeggeri sono stati fatti scendere senza alcuna spiegazione ma in modo “piuttosto brusco e sbrigativo”. Una volta a terra, Raphael ha capito cosa era successo e si è detto “contento di essere a terra, oggi è meglio non volare”.
Sono circa le 12 quando la polizia spinge tutti i restanti passeggeri ammassati nel parcheggio ad incamminarsi a piedi verso l’uscita. Qualcuno parla di un altro allarme bomba, una valigia sospetta abbandonata nel parcheggio, ma la paura non trova conferma e a breve riprendono le operazioni degli autobus. Il numero dei passeggeri fuori l’aeroporto diminuisce con il tempo mentre aumenta quello dei militari che, armi in pugno, si dirigono verso l’ingresso del terminal principale.