Grazie a una norma adesso all'esame del Senato. Per effetto della quale le aziende creditizie potrebbero dotarsi di proprie società di ingegneria. Senza l’obbligo di iscrizione all’albo e con le quali gestire in autonomia tutta la filiera. Costruendo, vendendo o ristrutturando case. E legando il tutto magari all'erogazione di un mutuo o di un prestito. I professionisti si ribellano. Ma critiche arrivano anche dal relatore Marino (Ap): "Si tratta di una forzatura"
Mutuo, assicurazione e ristrutturazione della casa, tutto in uno e offerto dalla banca. In un futuro non molto lontano tutto questo potrebbe diventare realtà, grazie a una norma sulle società di ingegneria inserita nel ddl Concorrenza (ora all’esame del Senato) che potrebbe trasformarsi in un regalo alle banche.
Negli ultimi anni gli istituti di credito stanno tentando di entrare nel mercato immobiliare, come dimostrano servizi come “Intesa San Paolo casa” e “Unicredit Subito Casa”. Oltre a erogare mutui per acquisti e ristrutturazioni, proporre polizze assicurative abbinate, la banca si fa agenzia immobiliare e in alcuni casi propone di assistere il cliente nella ristrutturazione, affidandosi a società esterne.
Con una norma che il Partito democratico tentò di inserire nel decreto sulle banche popolari e che ora, insieme al governo, ha inserito nel ddl Concorrenza, però, da domani gli istituti di credito potrebbero dotarsi di proprie società di ingegneria, senza l’obbligo di iscrizione all’albo, con cui gestire in autonomia tutta la filiera. Potenzialmente potrebbero costruire case, venderle e ristrutturarle, curando sia la parte progettuale che quella esecutiva, e legandola magari all’erogazione di un mutuo o di un prestito.
La norma in questione del ddl Concorrenza apre il mercato dei lavori privati alle società di ingegneria costituite in forma di società di capitali o cooperative, che finora hanno potuto lavorare solo nel pubblico. Sana i contratti privati eventualmente sottoscritti (non a norma di legge) dal 1997 ad oggi e stabilisce che le società di ingegneria dovranno dotarsi d’ora in poi di una assicurazione, affidare i lavori a professionisti iscritti all’albo ed essere inserite in un elenco dell’Anac (l’Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone). Nulla dice però sull’iscrizione delle stesse società di ingegneria all’albo professionale, e quindi al rispetto delle norme deontologiche. A cui saranno quindi tenuti solo i professionisti che ci lavoreranno. Su questo punto si sono date battaglia negli ultimi mesi i rappresentanti delle libere professioni tecniche e l’Oice, l’associazione delle società di ingegneria che aderisce a Confindustria. Secondo quanto si apprende, però, tra i due “litiganti” ci sono le banche, che stanno a guardare aspettando l’apertura del mercato.
La norma è passata così com’è in commissione Industria al Senato, con l’assenso del governo, e se anche l’aula di palazzo Madama non la dovesse modificare le banche quindi potrebbero costruirsi proprie società di ingegneria, secondo gli addetti ai lavori in poco tempo questo mercato sarebbe fagocitato dai grandi istituti di credito. Piccole agenzie immobiliari, professionisti, società di ingegneria e architettura verrebbero spazzate via. Una grande banca diffusa in tutta Italia, infatti, avrebbe molto più potere di attrarre “clienti” e anche la possibilità di avere numerosissime filiali sparse per tutto il Paese.
“La norma avrebbe un impatto devastante che distruggerebbe i professionisti ma anche le società di ingegneria – commenta Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale ingegneri – Perché aprirebbe alle banche un campo in cui già ora hanno una presenza determinante. Il rischio è che possano gestire anche degli interventi tecnici e professionali senza dover rispettare le norme deontologiche” a cui sarebbero invece obbligati “solo i singoli professionisti impiegati nelle società di ingegneria” facenti capo alle banche. Per Zambrano la misura è dunque “anticoncorrenziale” e inoltre l’apertura del mercato immobiliare alle banche rischierebbe di mettere il cliente “ancora di più in una posizione di subalternità” nei confronti degli istituti di credito.
A contestare il provvedimento è anche uno dei suoi due relatori, il senatore Luigi Marino (Ap), che critica la scelta del governo: “Sono molto perplesso sulla misura: sono contrario ad inserire una sanatoria in un disegno di legge sulla concorrenza. Non sono contrario nel merito, sono perplesso che sia stata inserita in questo ddl e senza un’adeguata delega al governo o norma di riordino delle professioni e società tra professionisti. Mi è parsa una forzatura: noi ce la siamo trovata già confezionata dal governo e dalla Camera. E il governo continua a sostenere che si tratta di un provvedimento necessario”.