Sono stato in Erasmus diversi anni fa, per un anno, in Spagna. È una condizione, quella di Erasmus, che ti rimane dentro: entri a far parte di una comunità che si rinnova e non ti esclude mai. E ti cambia la vita, per sempre: “once Erasmus, always Erasmus”, dicono. Tutto ciò che succede a un ragazzo Erasmus, anche quando sei “tornato a casa”, è come succedesse alla tua famiglia.
L’anno in cui ero in Spagna per il mio anno di studi all’estero fu l’anno in cui a Perugia veniva uccisa Meredith Kercher e ricordo che tutti noi ragazzi seguivamo la storia con angoscia, perché quello era il nostro mondo. E ho sentito la stessa fitta al cuore ieri, a leggere dell’incidente che ha spezzato 13 vite su un’autostrada nei pressi di Tarragona, in Spagna. Sarò patetico, ma ho pianto molto e mi tremavano le mani quando ho provato a tirare fuori quello che avevo dentro con questi disegni pubblicati oggi su Il Fatto Quotidiano. Le ragazze, in Erasmus, sono tutte belle. Molte sono italiane, ma non importa: in Erasmus siamo tutti uguali.
E vorresti riavvolgere il nastro e cambiare il corso degli eventi. Ma non si può e non resta che abbracciarsi più forte, più forte ancora, nella despedida più amara.
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