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L’Isis, la Cia e noi poveri mortali

La stampa italiana non ha dato risalto ad un lungo articolo apparso su Le Monde il 16 marzo dal titolo significativo “Syrie: Porquoi les Americains n’ont-ils rien fait?“. Non si tratta di un’analisi politologica, ma di un rapporto preparato dall’intelligence delle forze anti-Assad e passato ai servizi segreti americani dal quale si evince che l’amministrazione Obama ha ignorato i segnali di allarme che l’opposizione siriana ha costantemente inviato.

Ripercorriamo il senso di questa documentazione partendo da “Le Monde”. Dopo le manifestazioni anti Assad, nei souks di Damasco, le forze della rivoluzione furono circondate dai militari pro regime, dalle forze jihadiste del Fronte Al-Nosra e dell’organizzazione dello Stato Islamico. Gli Stati dell’Occidente democratico rimasero a guardare. Stesso atteggiamento ebbero nei confronti delle altre rivoluzioni che erano scoppiate nella riva sud del Mediterraneo. Per mancanza di una strategia politica e perché troppo affezionati a parole d’ordine vuote come quella dell’esportazione della democrazia, per essere poi capaci di fare qualcosa quando i popoli arabi musulmani scendevano in piazza per cacciare i dittatori e per rivendicare giustizia sociale e democrazia.

La brutalità del regime siriano ha seminato il caos, ha estremizzato qualsiasi soluzione di compromesso e ha reso il terreno propizio alla nascita dell’Isis e al compattamento del braccio armato di Al-Qaida, Al-Nosra. A questo, per ingarbugliare ancor più le cose, si devono aggiungere l’intromissione dei paesi del Golfo che hanno subito cercato di dare una colorazione religiosa allo scontro, sunniti contro sciiti, e mentre rifornivano di denaro e armi i gruppi jihadisti, facevano una guerra per procura per il predominio in Medio Oriente. A questi fattori, scrive Le Monde bisogna aggiungerne un altro: “Il disprezzo degli Stati Uniti per gli oppositori siriani i cui segnali di allerta sono stati sempre ignorati”. Il giornale francese ha avuto accesso a documenti raccolti da uomini dei servizi segreti anti Assad e grazie ad una inchiesta autonoma durata diversi mesi ha potuto accertare la validità dei documenti in suo possesso. Essi rivelano due cose, come scrive Le Monde, che a partire dalla metà del 2013 i servizi segreti americani hanno seguito passo dopo passo le affermazioni vittoriose dell’Isis e il suo radicamento, grazie alle informazioni dell’opposizione anti Assad e che gli americani si sono serviti di queste notizie “col contagocce” seminando la disperazione nell’Esercito Libero Siriano che invece contava in un intervento.

C’è da chiedersi cosa sarebbe successo se l’Isis fosse stato sgominato quando ancora era un gruppo che annoverava pochi combattenti che si contavano sulle dita della mano, prima ancora che arrivassero i foreign fighters da tutto il mondo per edificare il Califfato. Le rivelazioni del giornale continuano con una serie di dettagli tecnici, come l’indicazione di luoghi di guerra, notizie circa la fornitura di armi e così via. Alla fine, forse il pezzo più sorprendente è dedicato alla presa di Palmira nel giugno del 2015. Un altro informatore invia un messaggio alla Cia e al Pentagono come delle camionette dell’Isis si dirigevano verso Palmira. Almeno dieci giorni prima dell’attacco tutti nell’opposizione sapevano che sarebbe successo. Gli americani furono avvertiti e gli informatori si chiedono come mai gli aerei americani non sono intervenuti su un territori facile da bombardare perché piatto e desertico? Sono domande che restano lì senza risposta e non basta evocare la posizione astensionista di Obama. Di una cosa si può essere sicuri: senza l’appoggio dei siriani sarà difficile sbarazzarsi dell’Isis.